Rassegna Stampa

L'Unione Sarda

Sport vietato in palestra

Fonte: L'Unione Sarda
21 settembre 2015

IL CASO. Lavori annunciati e mai fatti o in ritardo, società paralizzate

 

Migliaia di atleti aspettano il restauro dei campi 

 


Sport vietato in città. Non perché manchino gli impianti, né gli sportivi con la voglia di praticarlo. Manca la volontà politica di trovare i soldi per mettere a norma importanti strutture come le palestre di via Pessagno. Azi,i soldi in Regione ci sono. Li ha stanziati otto anni fa la Giunta Soru: sei milioni di euro per costruire un palasport in via San Paolo, fondi poi suddivisi tra gli impianti già esistenti. Hanno impiegato dieci anni, i soldi, per arrivare in Municipio, dove l'anno scorso l'assessore allo Sport Enrica Puggioni ha tenuto un incontro informando che sarebbero iniziati i lavori per ristrutturare le sei palestre comunali.
FRETTA Le società coinvolte avevano chiesto che i lavori coinvolgessero un impianto per volta, con l'obiettivo di evitare di averli tutti contemporaneamente inutilizzabili. Risposta negativa dai vertici: c'era fretta, via coi lavori. Sono trascorsi quindici mesi, le palestre sono chiuse, e niente si muove: imprese fallite, indagini, contenziosi. Decine di società sportive si ritrovano per strada. Migliaia di ragazzi a casa. Nei loro impianti sportivi si allena la polvere.
CONI Quello principale del Coni era il punto di riferimento cittadino per volley e calcio a cinque. Fino allo scorso 31 maggio ospitava una media di 500 spettatori, oggi tutto è finito: l'impresa che avrebbe dovuto realizzare i lavori è fallita senza essere riuscita a sistemare spogliatoi, spalti e impianto elettrico in tre mesi. È passato quasi un anno, la palestra è rimasta chiusa, ci giocano piccioni e cornacchie, non gli atleti delle società Alfieri e Futsal. A dire il vero qui il Comune è stato sfortunato. C'è un curatore fallimentare che fa dilatare i tempi.
GINNASTE La palestra gemella, oltre a pallavolo e basket, vedeva fluttuare duecento piccole ginnaste con palla e nastro. Sogno infranto, perché l'impianto di illuminazione, la pavimentazione e gli spogliatoi affidati a uno o due operai alla volta, sono rimasti più o meno com'erano. Solo negli ultimi giorni ci sono stati movimenti di sabbia e cemento. Per ora resta chiusa.
MONTE ACUTO La nuova palestra di via Monte Acuto non se la passa meglio. Nonostante il nome, niente di acuto: era prevista soprattutto una manutenzione straordinaria. Contemporaneamente sono subentrate le solite vicissitudini amministrative: gli spogliatoi erano stati affidati a un consorzio, che non ha pagato i canoni. Il nuovo gestore, in due anni, non si è trovato: anche riaprendo l'impianto, gli spogliatoi sarebbero di nessuno. C'è anche una bolletta da pagare ad Abbanoa, che si aggira sui 20 mila euro.
SANT'ELIA Non tutto va male. Funziona la struttura del Sant'Elia (il figlio piccolo del grande stadio, per intenderci) e quella di via degli Stendardi (anche se non omologate certo per una serie A di calcio a cinque). Al palazzetto comunale di via Rockefeller, poi, lo sport è sempre vivo. Il campetto da basket all'aperto ospita cestisti in tutte (e di tutte) le stagioni. Attorno a loro una cornice di eleganti pattinatrici fa danzare gli occhi dei passanti. Signori e signore corrono sul cemento nel classico percorso che dal cavalcavia porta fino al girotondo dello stadio. Impianti comunali e vecchi asfalti, indice della vivacità sportiva dei cagliaritani. Per ora però, le due “pazienti” - di nome e di fatto - palestre Coni, attendono insieme di ritrovare ragion d'essere e tornare belle. Con loro anche il campo da calcio accanto.
LA RUSPA Dove fino a due anni fa correvano giovani e vecchi calciatori, e dove un giorno cascò anche un palo della luce, ora è parcheggiata una ruspa, stanca di radunare montagne di sterrato. Un giorno renderà di nuovo felici centinaia di ragazzini. E se saranno nel frattempo cresciuti, stavolta è uguale. D'altronde col pallone tra i piedi poco cambia.
Virginia Saba