Rassegna Stampa

La Nuova Sardegna

Bambini, amati piccoli alieni che giocano a rifare il mondo

Fonte: La Nuova Sardegna
14 ottobre 2015


Intervista con Bruno Tognolini, autore del libro “Ufficio poetico Tuttestorie”
di Roberta Sanna
 

CAGLIARI. «Questo non è un finale/L’inizio sono io» dice la bambina con l’ultimo palloncino da liberare: «Rimane sempre un Extra/Ed è sempre un bambino». Rimanda al futuro e ad nuovo inizio, il finale del Festival Tuttestorie sull'Extra, decimo tema fra i tanti esplorati per costituire un universo, un prezioso lavoro di restituzione della complessità nello sguardo verso il mondo infantile e adolescenziale, altrove osservati con semplificazione. Per Bruno Tognolini invece «c’è da raccontare, come infinito compito degli adulti, il mondo per metterlo nelle mani dei bambini che lo cambieranno. Come ho scritto recentemente su “La Stampa”, compito nostro è farlo con i migliori materiali, il massimo di bellezza e complessità, perché loro smontino e rimontino facendo il nuovo mondo, che è compito loro. I temi non li ho quasi mai inventati, ma li ho condivisi, ispessiti e allargati. Questo dell’extra era proprio difficile e si è sviluppato in diversissimi modi per sondare quello che c’è al di là, che c’è fuori».
Come autore Tognolini l’ha esplorato negli spettacoli del Circhetto Minextra. «Ci sono due artisti di strada – racconta - un po’ sbruffoni e gaglioffi, che millantano il loro extra e cercano di istruire Arietta, una sorta di apprendista… che non impara. Ma, appena si girano, il pubblico vede che lei danza stupendamente. Racconto insomma gli extra dei bambini, anche con un discorso esplicito. Quante scuole di calcio, chitarra, danza, per cercare il talento del proprio figlio, e il timore che non ne abbia. Ecco perché mostro Arietta, che, in disparte o quando spazza, comincia a far cose che loro, educatori insegnanti genitori, non vedono. Questo è il mio racconto sull’extra dei piccoli. Un modo di restituire all’infanzia, con le storie la complessità del mondo adulto». Bruno Tognolini è anche inventore dell’Ufficio poetico dalla cui decennale esperienza è nato un libro.
«È sicuramente un ossimoro, ma suona bene. Ma è così: è un ufficio che cura degli incartamenti e una campagna per ottenerne l’acquisizione».
Nel libro “Ufficio poetico Tuttestorie” ci sono capitoli per ognuno dei dieci anni, divisi in Pasta madre, Lettere alle maestre, Pensieri dei bambini, Rime e storie.
«Le lettere alle maestre – spiega l’autore - in cui chiedevo di contribuire al racconto del tema ai loro alunni, puntualmente ogni anno diventavano sistemini di indagine, con stimoli e spunti, macchinette maieutiche. Altrimenti se chiedi ai bambini: cosa ne pensi dell’incomprensibile o degli animali, dicono: cosa vuoi da me? Allora ecco la serie di trappole, tranelli, punzecchiature, per stimolare risposte. Che arrivavano numerose all’ufficio, all’inizio in cartaceo e poi già digitalizzate».
Come dice Tognolini nella prefazione, non è un libro sul festival ma sul vero lavoro dell’ufficio: raccolta di documentazione, selezione, stampa, affissioni.
«Ma non è autoreferenziale o narciso – aggiunge - racconto il mio lavoro e la parte di scrittore, che, come ho detto qui a Giuliano Scabia tre anni fa, applico come drammaturgia espansa. È lo scrivere negli interstizi delle opere degli altri e del festival. E mi è capitato in dieci anni di scrivere rime, filastrocche, testi teatrali, monologhi, dialoghi… scritti sull’acqua. Non andavano in stampa, non avevano replica. Così quando Manuela Fiori ha proposto che per i dieci anni del festival si autoproducesse una selezione delle rime mie e dei bambini, mi è venuto in mente di proporlo all’editore Gallucci». In qualche modo vi si vedeva un “sistema Tognolini” di scrittura condivisa, il racconto di come si è lavorato.
«È una sorta di copioneche può essere rimesso in scena dagli insegnanti. Per esempio se si vuole fare una esplorazione nel reame della notte, si può partire da ciò che è stato fatto sul tema, cosa è stato chiesto agli alunni sardi e cosa è stato scritto in rima».
Un altro extra caro a Tognolini è il rapporto dei libri con i nuovi media, cui ha dedicato una piccola table ronde, chiedendo agli inviati (pedagogisti, bibliotecari, scrittori) di raccontare le frontiere tra videogame e bambini, libri o film.
«È un salto nell’extralibri, in cui mettiamo il naso in cosa c’è fuori dai libri, in ciò che i figli utilizzano ampiamente. E’ un campo complicato. I bambini, diceva Montale nella poesia “Un mese fra i bambini”, “quando scoprono la finocchiona sputano pappe ed emulsioni”. La finocchiona è Lucignolo. Ma chi la fa assaggiare ai bambini? Gli stessi adulti. Che poi dicono “aiuto, aiuto, ha sempre lo smartphone in mano”. E chi glielo ha dato? Da una parte c’è la mano di Lucignolo con smartphone e videogiochi, dall’altra quella del Grillo parlante che offre libri di alta qualità e costo, giochi di legno dei nonni. Quelli del primo sono divertenti e forse dannosi, i secondi nutrienti e spesso noiosi. I bambini prendono gli uni e gli altri e cosa fanno? – si chiede Tognolini - li usano per costruire il futuro, scomponendoli in forme a noi opache. Sempre Montale dice “giocano nuovissimi giochi, astruse e noiose propaggini del gioco dell’Oca”, ma sembrano noiose propaggini a chi non ha i riferimenti giusti. In realtà si stanno preparando a ricombinare il futuro e noi non lo vediamo. Più ho a che fare con loro e più li vedo come piccoli e amati alieni che non riusciamo a comprendere, e che quindi dobbiamo accarezzare. Da parte mia cerco di raccontare, dargli il meglio che posso in modo che il mondo che faranno sia anche costruito su ciò che di bello c’è in questo.
Nella mia esperienza di venticinque anni in giro nelle scuole d’Italia, so che se uno racconta bene, loro stanno ad ascoltare incantati. Solo che bisogna scrivere a regola d’arte, e la regola dell’arte si chiama letteratura, e se si scrive bene per loro si chiama letteratura per l’infanzia».