LA PERIZIA. Ecco i documenti che hanno portato alla transazione della causa
C'è un orario preciso per l'avvio del disastro: le 11 dell'8 marzo del 2002, quando la draga Antigoon comincia a pompare tonnellate di sabbia dal fondo del mare alla spiaggia. Trascorre un solo giorno e l'impresa comunica, via fax: il materiale scelto è già finito, cambiamo zona di prelievo. L'inizio della fine.
LA PERIZIA È un tuffo nel passato, nel Poetto che doveva essere - bello e con le dune - e che invece è diventato - grigio e con l'acqua torbida -, la lettura delle quasi 400 pagine di perizia sui lavori del ripascimento. Un corposo documento ordinato dal giudice Vincenzo Amato, chiamato a governare il processo civile che vedeva contrapposte la Provincia, che gestì l'intervento, e le imprese che lo hanno eseguito. La soluzione finale è una transazione. Le società - capeggiate dalla veneta Mantovani spa - devono versare 581 mila euro alla Provincia e il caso è chiuso. La giustizia dei tribunali ha fatto il suo corso. Il risultato del ripascimento sta lì.
LE DOMANDE Errori, piani non rispettati e cause del pasticcio sono raccontati nelle carte della maxi perizia, firmata da tre tecnici: l'ingegner Pietro Giuseppe Floris, il geologo Roberto Pischedda e il geometra Antonello Gregorini. Hanno risposto alle domande del giudice, che possono essere riassunte così: i lavori erano necessari? Sono stati eseguiti secondo contratto? Ci sono stati danni? Se sì, a quanto ammontano? Si può rimediare? Nelle risposte, depositate da oltre un anno, non si trovano grandi speranze.
NESSUN RIMEDIO Gli accordi prevedevano un ripascimento graduale, distribuito su due anni nel periodo autunno-inverno, con sabbia fine e chiara, le cui dimensioni erano calcolate al millimetro. Si fece tutto in pochi mesi, sulla spiaggia furono scaricate tonnellate di pietre e sabbia grigia. Senza risolvere il problema erosione: «La spiaggia attuale», scrivono i periti, «mostra inequivocabili segni di disequilibrio, analoghi a quelli rilevati nell'ultimo ventennio precedente all'intervento e non mitigati dall'esecuzione dei lavori, realizzati peraltro in modo parziale». Non solo: «È aumentata la superficie delle aree allagabili ad opera delle mareggiate».
IL CONTRATTO Il disastro avveniva sotto gli occhi dei cagliaritani. Ma almeno il contratto è stato rispettato? No: «L'esecuzione», scrivono i periti, «non può dirsi integrale e conforme al progetto». Mai realizzato, per esempio, il cordone dunale che doveva mitigare gli effetti del vento. Inoltre «il materiale sversato si è dimostrato differente in modo rilevante da quello richiesto in contratto, innanzitutto dal punto di vista mineralogico, per la presenza di una elevatissima percentuale bioclastica, e quindi da quello granulometrico e cromatico». Pietre scure, non granelli. Che rilasciano sostanze, i carbonati, che generano il fastidioso effetto orzata nell'acqua. Conseguenze che, secondo i tecnici, si vedono ancora oggi e dureranno a lungo. Numeri, anche: «La quantità di materiale difforme rispetto alle prescrizioni è di 229.281 metri cubi, pari al 58,8 per cento». Il danno però, sostengono i periti, non è traducibile in euro: non ci sono parametri normativi certi. Il giudice chiedeva anche se fosse possibile cancellare lo sfregio. Ma pare non ci siano speranze: «Il ripristino delle precedenti condizioni della spiaggia dal punto di vista paesaggistico-ambientale quali la composizione mineralogica della sabbia, la sua colorazione chiara, la granulometria molto fine, la trasparenza delle acque, può considerarsi inattuabile». Anche qui discorso chiuso.
Enrico Fresu
Dai prelievi di sabbia per l'edilizia all'abbattimento dei casotti
Cinquant'anni di errori in riva al mare
È una lunga storia di sfregi e dispetti quella del Poetto. I cagliaritani lo amano, ma non lo rispettano. Da sempre, anche se involontariamente. I periti del Tribunale sono partiti da lontano per ricostruire le cause delle condizioni della spiaggia pre e post ripascimento. Ai primi del '900 viene registrato «un massiccio irrigidimento del litorale a fini turistici con realizzazione di infrastrutture viarie ed edilizie nella zona di retrospiaggia, nonché asportazione incontrollata di sabbie dalle dune per uso edilizio e industriale». Dopo la seconda guerra mondiale arrivarono le «attività di prelievo di sabbia regolarizzata da concessioni e autorizzazioni prive però di limiti alle quantità, con danneggiamenti ambientali tali da obbligare le autorità a interrompere l'estrazione nel 1952».
Che continua abusiva fino agli anni '60. Tra il 1970 e il '76 «vengono autorizzati prelievi di sabbia nella spiaggia sommersa di fronte all'ospedale Marino. Si segnala un importante danneggiamento al limite superiore della posidonia oceanica con contestuale suo netto arretramento». Il porticciolo di Marina piccola, finito nel '70, «ostacola il ripascimento naturale».
Nel 1986 la posidonia sulla spiaggia viene asportata con le ruspe, gli equilibri sono alterati, poi sconquassati con l'abbattimento dei casotti. Non ci sono più barriere, il Poetto è in balia dell'erosione. Nel 1999 viene classificato a rischio sparizione di categoria A, pericolo massimo. Il ripascimento diventa inevitabile, i lavori costeranno 11.041.554 euro. Più il disastro.
E. F.