VOTO 2016. Domenica sfiderà Sabiu e Liori alle primarie di “#CA_mbia”
«Non sarà una passeggiata», dice Pierpaolo Vargiu cercando di dare alla risposta un'adeguata forza persuasiva. Sebbene annunciato da una biografia da big - consigliere regionale dal 1999 al 2013 per i Riformatori Sardi, eletto alla Camera nella lista “Scelta Civica con Monti per l'Italia” e presidente della commissione Affari sociali - il medico stampacino, 58 anni, è in corsa per la candidatura a sindaco per il polo civico #CA_mbia Cagliari. Piccolo dettaglio: domenica deve battere (ai seggi dell'ex hotel Agip) gli avversari di coalizione Giandomenico Sabiu e Piero Aldo Liori. Avverte: «Saranno primarie vere. Sabiu e Liori vogliono fare il sindaco. Ognuno di loro ha un pezzo di città a cui si rivolge, quindi vincere non sarà facile».
Ma lei ha alle spalle l'organizzazione dei Riformatori.
«I Riformatori sono una cosa strana in Sardegna, una via di mezzo tra movimento e partito. I miei contendenti hanno come riferimento il mondo movimentistico, per questo vincere non sarà semplice».
Concorrere è mettersi in discussione.
«Giusto farlo, anche con primarie autentiche come le nostre, le prime, tra forze non del Pd, in un capoluogo italiano».
Lotta in famiglia, tra esponenti di liste civiche.
«La certificazione che la nostra non è una città rassegnata. I cittadini, se chiamati a partecipare, non si tirano indietro. Sa qual è il motivo perché uno decide di candidarsi? La generosità nei confronti della propria comunità».
Con quale spirito partecipa al voto di domenica?
«Di fronte a una città moribonda credo sia indispensabile che ciascuno si rimbocchi le maniche e, poi, credo sia giusto restituire un pezzo di quanto ricevuto».
Davvero vede una città in affanno?
«Questa città ha bisogno di essere radicalmente cambiata. Noi siamo partiti con uno slogan che per me incarna lo spirito di tutto: Cambiare la città per non dover cambiare città . Oggi, se Cagliari non cambia, non è in grado di consentire a chi ci è nato di viverci».
Perché votarla?
«Faccio politica, non ne parlo male. Ma oggi i partiti da soli non ce la fanno. La scommessa è chiamare uno a uno i cittadini e spiegargli che la vita della città è nelle loro mani, che è un affare che gli riguarda. Capisco che la gente sia irritata e arrabbiata con i politici ma quel che stiamo facendo noi - con il polo dei cittadini - è qualcosa che nessun altro ha fatto: far scegliere il candidato a sindaco».
Perché i Riformatori non si sono presentati soli?
«I Riformatori sono un pezzetto di qualcosa che è più grande, che abbiamo deciso di chiamare #CA_mbia Cagliari. Vogliamo fare un'alleanza con i cittadini che non si sono mai occupati di politica».
Sogna una mobilitazione corale?
«Vedere tante liste civiche è il segno che la città ha voglia di affiancare la politica».
L'eventuale successo delle civiche porrà un problema: come organizzare tanta energia.
«Non credo che le liste civiche debbano essere dei comitati per il no ma debbano sprigionare energia positiva. Devono esser fatte per costruire. La nostra città ha bisogno di terapie per risvegliarsi da una situazione preagonica».
Il centrodestra, Ugo Cappellacci in testa, è curioso di vedere come i Riformatori si posizioneranno dopo le primarie.
«Per ora penso a domenica. Ma ho già in testa lo slogan della campagna elettorale: Cambiare la città per non dovere cambiare città . Per noi è l'obiettivo primario, e questo può portare a sacrificare rapporti o interessi di singoli. Apprezzo molto quel che ha fatto Giuseppe Farris, che ha detto no alla candidatura con Forza Italia: gesto di generosità. In politica non si vede spesso».
Teme di più Massimo Zedda o Piergiorgio Massidda in un'ipotetica corsa per diventare sindaco?
«Non vorrei passare per presuntuoso, ma non temo nessuno. La mia speranza è che il nostro progetto sfondi, perché salva la città. Sono convinto che #CA_mbia convincerà i cagliaritani».
Pietro Picciau