Rassegna Stampa

L'Unione Sarda

Teatro Lirico, nessun reato

Fonte: L'Unione Sarda
24 marzo 2016


«Il fatto non sussiste»: assolto il sindaco sul caso Crivellenti - Un'ora e mezza di camera di consiglio prima della decisione del Tribunale

 

La nomina di Marcella Crivellenti a sovrintendente del Teatro Lirico non fu un abuso d'ufficio perché votata all'unanimità. E non lo fu nemmeno l'estromissione del consigliere Giorgio Baggiani dal cda dell'ente, decisa per tutelare il teatro e non per danneggiare l'escluso. Il verdetto è tranchant: «Il fatto non sussiste». È con questa formula, la più ampia, che ieri, dopo un'ora e mezza di camera di consiglio, la prima sezione del Tribunale ha assolto il sindaco Massimo Zedda da entrambi i capi d'accusa che gli venivano contestati in qualità di presidente del Lirico.
Si chiude così - a ridosso delle elezioni in cui il primo cittadino corre per il secondo mandato - la lunga vicenda giudiziaria: il pm Giangiacomo Pilia ieri mattina aveva chiesto la condanna di Zedda a un anno e mezzo per aver violato la legge scegliendo la sovrintendente «senza revocare la manifestazione di interesse per la quale erano state presentate 44 candidature». Secondo l'accusa quella scelta era dettata da diverse ragioni, «nessuna con finalità pubblica: Crivellenti», ha insistito Pilia, «era stata presentata a Zedda dal numero due del suo partito, Carlo Fava; non aveva le competenze; motivare la nomina con la necessità di tagliare i costi era un mero pretesto». È lungo l'elenco dell'accusa, smontato subito dopo dalla difesa. Ha parlato per oltre due ore l'avvocato Fabio Pili, accanto al codifensore Giuseppe Macciotta che invece ha preferito non aggiungere una parola all'arringa del suo collega. Sull'abuso legato alla nomina di Crivellenti (bocciata dal Tar nel 2013) la replica al pm è stata chiara: «Nessun consigliere fece altri nomi, nessuno si oppose a quello proposto da Zedda, fino al voto all'unanimità». Sulla raccomandazione è bastata una domanda: «Ma perché Crivellenti», ha chiesto Pili, «avrebbe dovuto cercare sponde nel direttore generale degli spettacoli del Mibac Salvatore Nastasi, nel sottosegretario Gianni Letta, nel deputato Claudio Fava, se è emerso che precedentemente era stata lei a rifiutare l'incarico?». Che la scelta fosse dettata dalla necessità di salvare il teatro dai debiti la difesa non ha dubbi: «I testimoni dicono che Zedda era ossessionato dal risanamento del teatro».
Ai conti è legata anche l'estromissione di Baggiani. Zedda è stato chiaro, ricorda l'avvocato: «Non posso affidare la gestione di un ente da milioni di euro a chi non ha saputo amministrarne 700mila» (il riferimento è alla gestione della Scuola civica di musica). Le bacchettate non mancano: «Non crediamo che il consigliere Gualtiero Cualbu (primo accusatore di Zedda) gestisca le sue attività come per anni è stato gestito il Lirico. Zedda si è battuto per contenere i costi, per contenere una spesa che ricade su chi non ha neanche la possibilità di godere di uno di quegli straordinari concerti». Tesi accolta dai giudici.
Veronica Nedrini