Amici di Sardegna: «Le associazioni sono in grado di valorizzarlo»
Tuvixeddu: pochissimi visitatori e molto degrado
Roberto Copparoni la butta giù dura: «Il parco? Così com'è serve solo a portarci i cani a passeggio». Tuvixeddu, per il presidente dell'associazione “Amici di Sardegna” e storico esponente cittadino dei Verdi, è una grande occasione sprecata. «Abbiamo qui una necropoli fenicio-punica che non ha eguali al mondo ma il pregio archeologico di quest'area è totalmente ignorato».
C'è il parco, sì, ed è liberamente visitabile tutti i giorni: ma racchiude una piccola porzione del colle dove dal VI al III secolo prima di Cristo furono scavate oltre mille tombe (alcune delle quali decorate, fatto rarissimo nell'arte funeraria punica) e dove restano anche ville (Serra, Laura Cossu, Mulas-Mameli), resti imponenti (impianti, capannoni, un enorme canyon) dell'attività di cava e una fitta rete di cunicoli e tunnel sotterranei.
CARTELLI Pochi i visitatori della zona attrezzata come parco: del resto in città non si trovano cartelli che indichino la presenza della necropoli. Né molti di più se ne trovano sul posto. Ce n'è uno all'ingresso: dice che l'impianto di illuminazione è guasto e pertanto si chiude al tramonto. Gli altri danno qualche informazione spicciola. Si percorre il sentiero fra le tombe senza farsi un'idea chiara di dove ci si trovi e cosa si stia guardando: «I pochi cartelli si incontrano lungo il sentiero sono stati realizzati dal Cral», afferma Copparoni. «Meglio di niente, ovvio, ma non abbastanza per un sito dell'importanza di Tuvixeddu. Noi di “Amici di Sardegna”, quando organizziamo visite guidate o in occasione di Monumenti aperti, prepariamo dei cartelli ma poi li portiamo via perché quando li lasciavamo, puntualmente, venivano vandalizzati».
VERDE PUBBLICO A curarsi del verde e fornire vigilanza notturna è la cooperativa Primavera 83, che fa capo al servizio del Verde pubblico del Comune. Verde pubblico, non Cultura. I bagni ci sono, una fontanella no. Le associazioni più attente alla storia e all'ambiente chiedono da tempo di essere coinvolte: «Ci faremmo visite guidate, animazioni, performance, eventi culturali», sospira Copparoni. Il suo sogno? Vedere valorizzato Tuvixeddu. «Basterebbe riaprire due-tre tombe, arredarle con il corredo funerario, far rivivere questo sito facendo emozionare i turisti, raccontando storie, aneddoti». Domani, alle 19 e in replica alle 20, proprio gli “Amici di Sardegna” propongono una visita guidata teatralizzata, con «alcune guide turistiche iscritte al registro regionale» (sottolineatura polemica: in città molti effettuano visite guidate senza averne i titoli) «indosseranno le vesti di antichi personaggi che hanno animato questo luogo 2500 anni fa».
UN CANYON IN CITTÀ Gran parte delle cose interessanti da vedere si trova fuori dal parco o (è il caso delle tombe del Sid e dell'Ureo) dentro il parco ma fuori dal percorso aperto al pubblico. Diverse associazioni, in città, organizzano escursioni guidate al colle. Vi si accede da viale Sant'Avendrace, da via Falzarego, via Villa Giusti, via Vittorio Veneto, via Is Maglias. Un'area vasta e affascinante, con al centro un canyon enorme, impensabile in mezzo alla città. Qui basta alzare lo sguardo per scoprire una tomba scavata nella roccia più di due millenni fa, e un fossile che spunta dalla roccia, fra ciuffi di capperi.
TERRA DI NESSUNO Ma si cammina fra le sterpaglie e recinzioni arrugginite, nel degrado e nell'abbandono. In questa terra di nessuno alcune grotte, tombe o ruderi sono occupati (e talvolta “ristrutturati”) da persone che, a volte, vivono come un disturbo le presenze di turisti ed escursionisti: da qui le minacce, sabato scorso, a una comitiva guidata da appartenenti alle associazioni Sardegna sotterranea e Cavità cagliaritane, e quelle subite di recente da una ragazza, contro cui sarebbe stato aizzato un cane. Il tutto in un sito che racconta la storia più antica della città: quella delle sue radici fenicie.
Marco Noce