VENERDÌ, 24 APRILE 2009
Pagina 2 - Cagliari
La Regione s’impegna su vigilanza e inquinamento Ai pescatori l’assessore chiede il piano industriale
ALESSANDRA SALLEMI
CAGLIARI. Santa Gilla, si riparte. La Regione ieri mattina nella persona dell’assessore all’agricoltura Andrea Prato ha preso l’impegno di rilanciare lo stagno. Nell’incontro tenuto in assessorato con i dirigenti dei due distinti servizi pesca e protezione acque, i rappresentanti del consorzio ittico concessionario, che si chiama appunto Santa Gilla, hanno raccontato la storia di una solitudine politica e amministrativa durata una decina d’anni e che non è stata sconfitta neppure quando lo stagno fu dato in concessione. La Regione, raccontavano ieri i pescatori di Lega Pesca, Federcoopesca, Agc, soci del consorzio, non avrebbe erogato i finanziamenti necessari per finire le strutture che dovevano rendere la laguna storica un’industria organizzata. I risultati sono sotto gli occhi di chiunque voglia vedere: Santa Gilla è un far west senza regole.
I patti erano questi: dopo il grande investimento pubblico per disinquinare, la Regione avrebbe dovuto finire il sistema di chiusura/apertura della laguna verso il mare e partecipare alla vigilanza sul rispetto dell’impegno civico di non inquinare più lo stagno con scarichi industriali e soprattutto quelli urbani. E’ come se fosse passato un secolo, ma tutt’ora c’è un comune, Elmas, il cui sindaco ha fatto soltanto adesso l’ordinanza per allacciare le condotte del paese al depuratore del Casic.
Poi ci sono i vari inquinamenti a caso: delle baracche sulle sponde con letti e servizi per così dire igienici scaricanti direttamente in laguna, degli pneumatici ammassati a periodi che rispuntano poco dopo la bonifica, sollecitata soltanto dai pescatori regolari e dagli ambientalisti. E fin qui i pescatori hanno descritto il problema in acqua, recentemente appesantito dall’alluvione di Pasqua che ha riversato nello stagno (colpa delle chiuse che non ci sono) troppa acqua dolce dei fiumi uccidendo così le vongole nascenti. Ma quel che affligge l’esistenza dei pescatori e ne minaccia ogni aspettativa di guadagno sono gli abusivi, 200 regolari e 600 no: pescano a tutte le ore e in qualunque giorno, col bel tempo non lasciano più la laguna, i compratori (neppure i ristoratori esclusi) li preferiscono per quell’euro in meno che possono spuntare visto che non hanno spese. La sorveglianza è lettera che vive salturiamente, molto grazie alle guardie ittiche tutte volontarie e quindi non strategicamente presenti quando serve. Prato ha ascoltato e poi ha detto ai pescatori: fate un piano industriale, puntando sulla multifunzionalità, vale a dire la possibilità di produrre reddito non soltanto con la pesca ma anche con ittiturismo, museo, pescaturismo, ristorazione. Il progetto verrà presentato alla giunta, che dovrà eventualmente accoglierlo e la Regione finanzierà la sua parte. L’assessore ha preso un altro impegno, che per la verità appare un tantino ciclopico: far riprendere il dialogo fra i circa dieci enti con competenza sullo stagno. La sorveglianza, per esempio, è tema per questo tavolo, così come il controllo dell’inquinamento. Ai pescatori l’assessore ha chiesto di allargare il più possibile le opportunità di lavoro. Detto in chiaro: bisogna evitare che Santa Gilla diventi un latifondo.
Le carte per il rinnovo della concessione sono già in Regione: i pescatori lo chiedono «anche perché abbiamo fatto investimenti, presto entrerà in funzione il depuratore», spiegava ieri Giuseppe Deplano presidente del consorzio Santa Gilla. Il bando internazionale di un bene pubblico quale la laguna è un tema tabù: i pescatori chiedono che lo stagno sia lasciato a chi ci vive sopra e che ha fatto sacrifici per ottenere la licenza, per tenersi in regola, per rispettare le norme che non impoveriscono la laguna. «Abbiamo proposto ai dirigenti cui l’assessore ci ha lasciato dopo il colloquio di pulire noi le sponde della laguna - spiegava ieri Deplano - in un cantiere di tre mesi riusciremmo a liberare lo stagno da detriti e rifiuti solidi e a rimuovere le cause di parte dell’inquinamento biologico».
Per il piano industriale l’assessore non ha fatto mistero che c’è fretta, la finanziaria è alle porte e, prima, ci vuole il giusto tempo per coinvolgere l’amministrazione nelle scelte: «Stamani saremo alla Lega Pesca, sappiamo cosa proporre, ci metteremo molto poco a inviare il documento che l’assessore ci ha chiesto».