Il comizio a Cagliari: «Pigliaru chiede di fare di più per questa terra»
Renzi: incentivi per chi assume nel Mezzogiorno Un canto a tenore per il Sì: per vincere il referendum vale tutto, il Pd sardo arruola persino la tradizione canora. Sul palco della Fiera di Cagliari l'attesa di Matteo Renzi non trascorre con i soliti interventi politici (normalmente parlerebbe il segretario regionale, ma il posto è vacante). No, ad accoglierlo sono i tenores di Neoneli, che confessano al pubblico: «Siamo qui per sostenere il Sì».
RICORDI DI SARDEGNA Un regalo inatteso per Renzi, che piomba nella sala congressi subito dopo lo sbarco a Elmas, e quando già il suo staff conta i minuti per la corsa dai cinesi, a Pula. Rapida stretta di mano ai tenores, e subito sul pezzo: «Ci eravamo visti a Cagliari per la campagna elettorale di Pigliaru, nel 2014, allora la Sardegna stava peggio», esordisce. Ma niente trionfalismi, perché sa che qui la ripresa non si sente, come in tutto il Sud d'Italia.
Del resto il premier arriva dalla Sicilia, ed è lì che ha letto i dati positivi sul Pil: «Ero contento, ma gli amici siciliani mi guardavano in modo strano», ammette. Logico: «In Italia c'è una divisione netta, al Nord la ripartenza c'è davvero, la crescita è ai migliori livelli europei. Nell'ultimo trimestre abbiamo superato Germania e Francia, non accadeva da tempo. Ma deve ripartire anche il resto del Paese».
INCENTIVI Serve a trainare il Mezzogiorno, quindi, il nuovo piano di incentivi alle assunzioni nelle imprese del Sud: «Sgravio totale dei contributi anche nel 2017», annuncia il presidente del Consiglio a Caltanissetta, poco prima di saltare da un'isola all'altra. Per le otto regioni meridionali restano in piedi le agevolazioni del Jobs Act, che nelle altre zone d'Italia scompaiono. Gli sgravi dovrebbero riguardare i giovani tra i 15 e i 24 anni, o chi è disoccupato da almeno sei mesi.
A Cagliari il leader del Pd non ritorna sulla defiscalizzazione, giusto un cenno fugace per dire che «la ripresa è alla nostra portata». Purché però si riesca a modernizzare l'Italia, ed ecco il link col referendum costituzionale. «Lo so che voi qui avete il problema del lavoro, della continuità territoriale, delle infrastrutture. È urgente fare di più per il Sulcis. Agiremo su tutto questo, ma nel contesto generale. Io voglio cambiare l'Italia: per vivacchiare, possono tornare quelli di prima».
GLI ACCORDI Qualcosa per l'Isola, comunque, c'è già: «Abbiamo firmato il Patto per la Sardegna, domani (cioè oggi, ndr ) quello per Cagliari. Certo, non basta: me l'ha appena ripetuto Pigliaru», svela Renzi. «Il vostro presidente aveva anche insistito molto perché facessimo il G7 del 2017 alla Maddalena, era una buona idea». Invece ha vinto Taormina: «Perché un'autorevole personalità internazionale mi aveva detto che in Sicilia c'è solo la mafia, e non posso accettare che l'immagine dell'Italia sia questa anziché quella dei nostri valori», spiega, sentendo un po' il bisogno di giustificarsi con l'uditorio.
L'OBIEZIONE Forse non è la motivazione più convincente che si potesse trovare per il G7 mancato, ma il popolo del Pd - arrivato in massa a riempire il Palacongressi - non sta lì a sottilizzare. Solo un isolato contestatore, più insistente che aggressivo, dalla platea ricorda al premier il cavillo dei consiglieri regionali che forse, per le regole dell'incompatibilità, non potrebbero entrare nel Senato riformato. «Questa cosa gliela spiego dopo», promette Renzi, ma il tempo gli fugge via e alla fine riesce soltanto a giurare che «l'autonomia della Sardegna non verrà intaccata».
Per altro, lo spettatore che fa simbolicamente il controcanto al coro dei tenores è bilanciato da un'altra voce del pubblico, stavolta adorante, una tifosa che mette Renzi quasi in imbarazzo, «se continua così - la frena lui - diranno che siamo parenti». A proposito della famiglia: «La battaglia referendaria la combatto per i miei figli», chiude il premier, con accenti lirici, «abbiamo davanti 18 giorni bellissimi, cerchiamo di convincere tutti a cogliere l'occasione di dire sì al futuro». E se i sondaggi buttano male, li si esorcizza con una battuta: «Che Trump diventasse presidente - ricorda - l'avevano previsto solo i Simpson».
Giuseppe Meloni