Ieri sera lo sbarco al molo Ichnusa: a bordo anche sei donne morte
Sono seduti sul ponte della nave, in tanti indossano le magliette a maniche corte con le quali hanno affrontato il viaggio. E sono stremati: non hanno neanche la forza di affacciarsi per vedere quell'Europa che sono riusciti a raggiungere dopo tante sofferenze. Attendono quasi con rassegnazione che si concludano le lunghe operazioni di attracco.
Sono gli 854 migranti sbarcati ieri, al molo Ichnusa, dalla “U. Diciotti”, nave vessel patrol (praticamente un pattugliatore della Guardia costiera): sono stati raccolti in sei diversi salvataggi nel mar Mediterraneo e, ieri pomeriggio, hanno finalmente toccato terra. La polizia ha fermato un presunto scafista, ma ne sarebbero stati indicati altri dagli stessi naufraghi.
In 300, saliranno già oggi a bordo di un'altra nave: 150 verranno portati a Olbia per essere imbarcati verso Civitavecchia, altrettanti saranno trasferiti a Porto Torres da dove partiranno per Genova. Dei 554 che resteranno nell'Isola 263 andranno in centri della (vecchia) provincia di Cagliari, 167 a Sassari, 72 a Nuoro e 52 a Oristano.
I MIGRANTI Sono 854 migranti che possono, comunque, considerarsi fortunati. Perché del gruppo formato da 771 uomini, 45 donne e 38 minori, facevano parte sei che non sono riuscite a sopravvivere a un viaggio tanto duro. Sarebbero morte annegate, i corpi sono stati portati all'Istituto di medicina legale per le autopsie.
È il dodicesimo attracco a Cagliari da quando è cominciata l'emergenza migranti. Il solito campionario della disperazione. Con una differenza rispetto al passato: questa volta - fatto decisamente insolito - ci sono anche 198 marocchini mentre non ci sono né etiopi, né eritrei. Ma ci sono 5 iracheni, altrettanti siriani, 3 libici, persone che arrivano dalle guerre che si combattono a poche centinaia di chilometri dall'Europa.
A parte il corposo gruppo di migranti provenienti dal Bangladesh (57), sono quasi tutti africani: 145 arrivano dal Senegal, 65 dal Gambia, 48 dal Mali. Poi ivoriani, ghanesi, nigeriani e di tanti altri paesi africani.
LO SBARCO La “U. Diciotti” si affaccia al molo Ichnusa poco dopo le 16. Dopo undici sbarchi, la macchina organizzativa è perfettamente oliata: tutto è pronto, volontari e forze dell'ordine si muovono quasi all'unisono. Solo l'imbarcazione della Guardia costiera mostra qualche comprensibile lacuna: alcuni migranti sono stati raccolti in mare senza scarpe; sulla nave non sono preparati e i piedi dei migranti vengono coperti con un tessuto metallico. Lo stesso materiale usato anche per coprire chi sente freddo.
Le operazioni di attracco sono lunghissime: solo dopo un'ora scende il primo passeggero. È una donna, ha la caviglia fasciata: viene fatta sbarcare su una carrozzella; un'altra, subito dopo, tocca il suolo europeo allo stesso modo.
Poi è il turno di un bambino che ha al massimo tre anni: viene portato a terra da una militare, guarda con occhi curiosi tutto quello che sta accadendo intorno a lui. Sorride un po' spaesato quando viene fotografato, sotto la scaletta, per l'identificazione.
LE OPERAZIONI Sono ormai le 18 quando cominciano a scendere tutti gli altri: vengono fotografati e portati all'interno del terminal crociere dove i medici della Asl li visitano. Poi si procede all'identificazione. L'esercito dei volontari è mobilitato: ci sono gli “psicologi per i popoli”, i “farmacisti volontari”, oltre, naturalmente, la Protezione civile, la Croce rossa e la Caritas.
C'è anche l'assessore comunale alle Politiche sociali Ferdinando Sechi che deve prendere in carico le sei donne morte e il mediatore culturale Omar Zaher: se le defunte sono musulmane, ha il compito di organizzare il funerale. Le operazioni di identificazione non sono semplici. Ma, già nella serata, in 400 prendono la via verso il centro a cui sono stati destinati. Gli altri 450 trascorrono la notte al terminal. «Ma tutto sarà concluso entro il pomeriggio», garantisce la vice prefetta Carolina Bellantoni.
Marcello Cocco