A Cagliari affari d'oro grazie ai crocieristi (e alle mance dei russi)
Il premio per il coraggio va a un gruppo di slovacchi. Cartina in mano e infradito ai piedi, mezz'ora dopo le 15 s'avventurano per le stradine strette di Castello, sfidando la pendenza e gli oltre quaranta gradi. «Fa caldo ma Cagliari è una città fantastica», dicono in un inglese maccheronico. Nella stagione dei record - per gradi e presenze - di premi ce ne sono anche altri. Anzi, un altro, quello per le mance. Perché a detta degli operatori del settore la generosità sembra essere legata alla nazionalità. E i russi in questo non hanno rivali.
LE METE Poetto prima di tutto, a stretto giro il fascino suggestivo di Castello. Seguono la Marina, la scalinata di Bonaria e Monte Urpinu. Ma in tanti si spingono sino all'altra estremità dell'Isola. Giro largo e due settimane in media di vacanza. Con tappe a Villasimius, Alghero, Bosa e la costa di Orosei. Il verdetto è unanime, e decisamente positivo. Voto da 1 a 10? «Dieci, senza dubbio. Cagliari è ordinata, pulita, con gli edifici tenuti piuttosto bene», commenta Marika, trapanese in vacanza con famiglia al seguito. «Un'isola davvero meravigliosa, promossa a pieni voti. Infatti è il secondo anno che veniamo», sottolinea. «E anche la prossima estate ci troverete qui», anticipa. Per Ivy, 27 anni, arrivata da Taiwan, è la prima volta in Sardegna. «Bellissima, il vostro mare non ha rivali», dice in inglese. Le due amiche della stessa nazionalità che passeggiano con lei in via Manno sorridono. E alla fine ci scappa il selfie di gruppo e la promessa che torneranno.
MANCE E BOTTARGA Gusti e generosità dipendono dalla nazionalità, almeno a detta dei commercianti cagliaritani. «I russi sono in aumento rispetto al passato», premette Massimiliano Mura, dipendente di Bonu, negozio di prodotti tipici affacciato sul Largo. «Loro chiedono soprattutto la bottarga, i francesi e gli olandesi amano molto il nostro olio, gli inglesi vanno più sul formaggio. Tra tutti spicca il Fiore sardo», racconta. E poi ci sono i turisti italiani, che «apprezzano particolarmente le ceramiche sarde». Il mirto è internazionale, il tonno pure. «Entrambi vanno alla grande». Capitolo mance, la parola passa a Lorenzo Orani, cameriere del Caffè Roma, sotto i portici. «Dunque, in assoluto i turisti più generosi sono i russi. Spendono più degli altri e in genere lasciano belle mance. Al secondo posto ci sono i tedeschi. Alla fine della classifica gli spagnoli: i peggiori in assoluto», rivela. «Comunque, quest'anno le presenze straniere sono in netto aumento, speriamo che la stagione continui così. E magari di fare anche meglio la prossima estate».
SOUVENIR In valigia finisce di tutto, e pure nei negozietti di souvenir sardi che alla Marina si moltiplicano a vista d'occhio. Grembiule da cucina con i Quattro Mori, calamite per frigo a forma di fenicottero, cappellini con la scritta Sardegna, cavatappi ispirati ai nuraghi. E c'è anche una pecora con la neve, imprigionata dentro la sfera trasparente. Il tutto accompagnato da una sfilza di cartoline che rilanciano ogni faccia dell'Isola baciata dal sole e presa d'assalto dagli stranieri. «Mai vista così tanta gente», osserva Claudio Pili, settantatré anni, che da una panchina di piazza Yenne guarda un gruppo di croceristi di ritorno alla nave. «Beh, siamo molto fortunati. Abitiamo in una terra che tutti ci invidiano. Noi non sentiamo certo il bisogno di spostarci per andare in vacanza, il paradiso lo abbiamo in casa». L'amico al suo fianco sorride: «Non c'è lavoro e non girano tanti soldi, ma alla fine i sardi non hanno bisogno di grandi cose per essere felici. Stiamo in una città pulita, bella, tranquilla e con poco traffico. Direi che è più che sufficiente per stare sereni».
Sara Marci