Rassegna Stampa

L'Unione Sarda

Cartec

Fonte: L'Unione Sarda
16 agosto 2017

 

Il gruppo di artisti del progetto “Nino dove sei?” rende omaggio al pensatore Intellettuali quotidiani
nello spirito di Gramsci 

 

 

 

L a pazienza come sentimento nobile capace di connetterci con la storia e il tempo, per affrontare le turbolenze del presente e costruire rivolti al futuro. L'omaggio tributato a Gramsci dai curatori e dagli artisti del progetto “Nino Dove sei?” è programmaticamente intimistico e ci invita a essere intellettuali, nel senso profondo ed eticamente umano del termine gramsciano, nella nostra quotidianità. Dopo gli appuntamenti performativi del mese di luglio, viene presentata al pubblico la sezione del progetto dedicata alle arti visive: “Questa è la tua terra”, mostra con Giovanni Casu, Manu Invisible, Gianfranco Pintus e Josephine Sassu, a cura di Raffaella Venturi, visitabile al Cartec di Cagliari (Giardini pubblici) fino al 31 agosto.
QUESTA È LA TUA TERRA Prima di entrare nello spazio espositivo, ci accoglie la scultura di Giovanni Casu, “When the rising Sun(…)”, un blocco di granito grezzo donato dalla Fondazione Pinuccio Sciola, su cui l'artista ha lavorato con una fine levigatura con carta vetrata, sulla scia delle intriganti riflessioni di John Berger sul valore della pietra nella cultura sarda e sullo stoicismo di Gramsci. Ne ha ottenuto un blocco impercettibilmente più regolare, segnato dall'azione costante sulla materia. Ma siamo ben lontani dal lavoro finito: l'invito a proseguire l'azione di levigatura è rivolto agli stessi visitatori, affinché possano modificarla nel tempo e stabilire un legame fisico con la pietra, con la storia, con la nostra isola.
Entriamo e ci accoglie “Movimento”, il pannello di Manu Invisible che occupa il Cartec dallo scorso mese e presto diventerà voce di un coro che si espande fuori dalla città. Manu, infatti, si appresta a realizzare altre tre scritte sul tema (“Assidua ricerca”, “Levitante”, “Mancato dialogo”) e a suo modo cercare un dialogo con il pensiero gramsciano attraverso l'azione di lettering e di marchiatura del territorio fra Cagliari e Santulussurgiu.
BESTIARIO VOTIVO Nell'antro del Cartec che più ricorda la sua precedente funzione di cava, trovano posto i lavori di Josephine Sassu, la serie “Terra madre”. Un bestiario votivo il suo, realizzato modellando cera e terra proveniente dai luoghi del filosofo. Piccole sculture, colorate e incise, attraverso le quali Sassu plasma un tributo all'illustre conterraneo, facendosi accompagnare dai grandi maestri dell'arte del Novecento sardo. Nei suoi lavori leggiamo infatti le citazioni dei capolavori di Ciusa, Biasi, Fancello, Nivola, Tavolara (e un Picasso, dopotutto il lascito di Gramsci è universale). Con queste opere, così fragili e sensibili alle condizioni ambientali in cui si trovano, l'artista da una parte persegue la sua personale ricerca votata alla celebrazione del valore dell'effimero, dall'altra chiama a sé la storia, il valore simbolico della cera, usato sin dall'antichità nei rituali religiosi, e la memoria di chi ha fatto arte su quest'isola, leggendo, integrando, reinterpretando un bagaglio culturale come terreno comune.
PASOLINI Il percorso si chiude con Gianfranco Pintus e raggiunge l'apice spirituale della mostra. L'artista parte da “Mattutino”, un ideale ritratto di Gramsci realizzato per una mostra alla Stazione dell'arte di Ulassai, su invito di Maria Lai, vent'anni fa, posto in dialogo con una ritratto simile realizzato per quest'occasione con un delicatissimo, raffinato, paziente intervento su carta realizzato in punta d'argento. Ma l'installazione centrale è senza dubbio “Nell'umido giardino”, in cui leggiamo riflessa in un buio lago, l'incipit pasoliniano de “Le ceneri di Gramsci”. Tutto il sentimento spirituale con cui Pintus si è avvicinato al tema è sintetizzato nel riflesso delle parole sull'acqua scura e, soprattutto, nella tensione del visitatore verso questo stesso riflesso: assorbiti dalla poesia, entriamo così anche noi nella rispettosa atmosfera meditativa.
In “Questa è la tua terra”, sono gli elementi naturali, lavorati e curati dagli artisti, a fare da ponte fra noi e un'eredità da coltivare quotidianamente, nella purezza di un rispettoso silenzio.
Micaela Deiana