IL DIBATTITO. Per Emilio Floris è ancora attuale il progetto studiato dalla sua Giunta
L'ex sindaco dice sì con riserva alla maxi piazza sul mare
«Così non è una soluzione, la vera piazza sul mare che avevamo pensato noi arrivava dai portici sino, appunto, al mare. E prevedeva la realizzazione di un tunnel per le auto, come succede in tante grandi capitali europee».
Il senatore Emilio Floris, ex sindaco di Cagliari, dice la sua sulla pedonalizzazione di via Roma voluta dal suo successore Massimo Zedda. Lo fa però scegliendo con cura le parole, rifuggendo i toni polemici e senza mai attaccare lancia in resta l'attuale primo cittadino.
Quindi? Esperimento bocciato?
«Io ho fatto il sindaco e so cosa significa. Ho le mie idee e le ho sottoposte al giudizio dei cittadini così come sta facendo adesso Zedda. La sperimentazione è una cosa ma non conosco quale sia il suo disegno finale, anche perché non ne ho parlato con lui».
Intanto però i primi giudizi non sono positivi, almeno un'idea se l'è fatta?
«Dico solo che questa pedonalizzazione non la capisco. Non voglio dire che è un controsenso, ma la piazza sul mare non deve trovare ostacoli, dovrebbe essere un unicum sino al porto, così invece ci sarà la corsia per le auto a spezzarla e proprio sul lato mare. Senza considerare il problema del traffico nelle vie collaterali e dei parcheggi».
Il vostro progetto in cosa differiva?
«Come ho già detto noi avevamo pensato a una pedonalizzazione diffusa dai portici sino al mare, la realizzazione del sottopasso era accompagnato a un progetto che prevedeva due livelli: quello più alto sarebbe stato destinato al transito delle auto e dei veicoli privati, quello più basso ai parcheggi, se non ricordo male avevamo calcolato di realizzare almeno 400 stalli».
Un'idea ambiziosa che però secondo Zedda sarebbe costata 120 milioni di euro.
«Non è così, quello a cui ha fatto riferimento il sindaco era un progetto diverso che partiva da viale La Plaia. Fare solo il tunnel sarebbe costato molto meno. Ora non ricordo con esattezza le cifre, ma mi pare che fossero attorno ai 15 milioni di euro».
Di certo però il cantiere avrebbe paralizzato per mesi il traffico nella zona.
«Sicuramente ci voleva coraggio, ma noi ne avevamo ed eravamo convinti. Per almeno un anno ci sarebbero stati problemi e disagi pesanti al traffico, ma in realtà avevamo anche studiato un modo per ridurli al minimo».
Quale?
«L'idea era di realizzare il sottopasso non all'altezza di via Roma lato mare ma ancora più in là, nell'area del demanio marittimo, dunque verso il porto. Seguendo un percorso parallelo che arrivava all'attuale stazione dell'Arst e che ci avrebbe consentito di tenere la strada aperta sino alla conclusione dei lavori. Ne avevamo anche già parlato con l'Autorità portuale dell'epoca ed eravamo convinti che si potesse fare. Certo, qualche disagio ci sarebbe stato comunque, ma non paragonabile a quello provocato dalla chiusura di via Roma».
Tutto è però rimasto solo sulla carta, la ragione?
«Perché quando è stata ultimata la parte preparatoria è scaduto anche il mio mandato da sindaco. Io penso però che la soluzione sia ancora valida, ci vuole soltanto molta pazienza e una progettualità tecnica approfondita. Oltre che, appunto, tanto coraggio».
Quindi se fosse ancora sindaco riproporrebbe il tunnel?
«Sono molto d'accordo con il professor Italo Meloni (intervistato ieri da Paolo Matta ndr ) che ha sottolineato il fatto che via Roma debba essere considerata un'arteria d'interesse per l'intera città metropolitana e non solo per Cagliari. La situazione va vista in funzione della chiusura di quell'anello che consente a chi non vive a Cagliari di arrivarci agevolmente e che dunque deve essere conservato. A Parigi, a Londra ma anche a Roma ci sono i sottopassi, sono una soluzione razionale alla fisiologica esigenza di decongestionare il traffico nei centri urbani riducendo al minimo i disagi per chi ci vive e ci lavora. Dunque dico di sì, varrebbe la pena riproporlo e realizzarlo anche oggi».
Da ex sindaco, anche se di sponda opposta, che giudizio dà di questi primi sei anni di Zedda alla guida della città?
«Questo non me lo può chiedere perché sarei partigiano. Posso solo dirle che su molte cose non lo seguo, ma magari loro sono più avanti di quanto lo sia io».
Non è che lei per essere un politico è un po' troppo, diciamo così, sportivo?
«Senta, per come sono fatto e per come ragiono, vorrei sempre che le cose funzionassero e questo lo dico anche rispetto all'azione della giunta regionale. Il fatto che ci troviamo su sponde politiche opposte non mi porta a essere contento o a gioire se le cose vanno male e se la situazione economica peggiora. Se un sindaco o un presidente della Regione lavora bene io sono la persona più felice del mondo perché andrebbe a vantaggio dei cagliaritani e dei sardi».
In molti pronosticano che proprio lei e Zedda sarete i due principali sfidanti per la successione a Pigliaru alla guida della Regione, conferma?
«I pronostici li lasciamo a chi fa le scommesse (ride ndr ), allo stato attuale credo ci siano difficoltà per entrambi. Per quanto mi riguarda dovrei prima verificare il consenso attorno a un progetto e capire le valutazioni di tutti gli altri pretendenti che sono tanti. Ma non sono preoccupato, vivo serenamente consapevole del fatto che se non c'è condivisione nella vita non si fa nulla. La cosa importante è avere diversi candidati che ci mettano impegno e che come obiettivo prioritario abbiano quello di lavorare per il bene dei cittadini e non per se stessi».
Massimo Ledda