Il governatore Cappellacci si interroga sull'astensionismo. L'opposizione: troppe promesse non mantenute, i sardi hanno presentato il conto
La minoranza che attacca la Giunta e le scelte del Governo. Dall'altra parte, l'accenno al non voto e la difesa di una politica che non guarda solo alle emergenze di oggi. In Sardegna, maggioranza e opposizione si specchiano nei numeri e nessuno sorride davvero, nella regione dove si è votato di meno rispetto al resto d'Italia. Primato triste. Con un meccanismo di assegnazione dei seggi che ha penalizzato la Sardegna: a causa della bassa affluenza alle urne, la circoscrizione insulare ha potuto esprimere solo 6 parlamentari europei. Insomma, è stato il numero ridotto di votanti che, in base al sistema previsto per l'assegnazione dei seggi, ha di fatto tenuto fuori l'Isola da Bruxelles.
IL CENTROSINISTRA Per il consigliere regionale del Pd Chicco Porcu «dopo mesi di promesse non mantenute sulla chimica, le bonifiche ambientali, gli investimenti infrastrutturali, dopo la beffa del G8 spostato in una caserma vicino a Roma, dopo 80 giorni di ritardi e mancanza di idee della Giunta Cappellacci, i sardi mandano un segnale inequivocabile al centrodestra sardo: non vi crediamo più». Per Porcu «il 45,7% ottenuto dal Pdl nelle elezioni europee è un segnale di disapprovazione inequivocabile da parte degli elettori». Il centrosinistra in Sardegna «arriva al 55%, un patrimonio di consenso da cui ripartire per guardare con fiducia alla sfida delle elezioni provinciali sarde del prossimo anno». Il consigliere Marco Meloni (Pd) è convinto: «Dopo meno di 100 giorni di governo, i sardi hanno voluto punire Governo e Giunta regionale per le troppe promesse tradite e per l'incapacità di rispondere alla crisi». Il dato: «Il Pd guadagna circa 11 punti sulle regionali di febbraio». Per il coordinatore di Sinistra e Libertà, Michele Piras, «il risultato sardo rappresenta un patrimonio politico che va saputo valorizzare».
LA MAGGIORANZA «L'astensione record registrata in Sardegna non consente a nessuno di chiamarsi fuori per scaricare sulla maggioranza di turno la responsabilità del mancato riconoscimento di un diritto che i sardi rivendicano da anni», dice il presidente della Regione Ugo Cappellacci, «quello dello scorporo dalla Sicilia, unico modo per avere la certezza di eleggere propri rappresentanti al parlamento europeo». Ma, prosegue il governatore, «è pretestuoso caricare di significati un'elezione a cui ha partecipato solo il 40% degli aventi diritto». L'astensionismo «richiede una riflessione per cercare di capire e arginare il malessere che attraversa la nostra società. Ma chi si sofferma sui primi cento giorni - ha detto Cappellacci - «ha una visione corta dei problemi e non riesce ad allungare lo sguardo oltre l'orizzonte. La vera sfida per una classe dirigente matura è quella di puntellare il presente, ma con l'occhio e il pensiero rivolti al futuro». Secondo il parere del capogruppo Pdl in Consiglio, Mario Diana, «la crescita dei partiti di centrosinistra è un campanello d'allarme che non deve essere sottovalutato». Per Diana «è anche giusto giusto rimarcare l'ottimo risultato registrato dal nostro partito, segno che un numero crescente di elettori sta apprezzando il lavoro della Giunta regionale». Il presidente del Consiglio regionale, Claudia Lombardo, e il coordinatore del Pdl, Mariano Delogu, hanno una sola voce: «Il risultato è stato ovviamente condizionato dal forte astensionismo, ma non può essere sottovalutato il fatto che il Pdl ha fatto registrare una percentuale del 36,7% cbe supera di un punto quella nazionale e di ben 6 punti quella delle scorse elezioni regionali». Alla base dell'astensionismo ci sarebbero due cause: «Il voto recente nell'Isola e il fondato timore che per l'ennesima volta, a causa della composizione della circoscrizione che unisce la Sicilia alla Sardegna, i sardi non sarebbero riusciti a mandare neanche un rappresentante a Strasburgo». Per Mario Floris (Uds) «questo è un campanello d'allarme che deve far riflettere tutta la maggioranza».
09/06/2009