La mappa dei venditori ambulanti irregolari tra centro e periferia
A Cagliari la loro postazione varia di giorno in giorno per evitare i controlli delle forze di polizia. I venditori abusivi di ricci conoscono i rischi del mestiere e si adeguano. A loro una clientela abitudinaria garantisce un congruo guadagno giornaliero. Soprattutto con l'acquisto dei vietatissimi vasetti di polpa, messi fuori legge dalle severe norme sulla commercializzazione degli alimenti. Poco importa, a chi non è in regola, se quelle uova restano al sole per ore; se il rispetto della “catena del freddo” cui dovrebbero essere sottoposte le confezioni è materialmente impossibile. L'obiettivo è massimizzare gli incassi nel breve periodo in cui la materia prima è richiesta dal mercato.
LA MAPPA Da via Is Mirrionis (la strada più utilizzata per sistemare le bancarelle) a viale Elmas, da via Bosco Cappuccio a viale Monastir, dal Poetto (conteso con i venditori autorizzati) a via dell'Abbazia, nel quartiere di Genneruxi, dove ricci non se ne vedono ma in compenso si vendono i vasetti di uova preparati in condizioni igieniche precarie da fantasmi. All'interno delle confezioni, tra le uova e la polpa rossa, esplode inevitabilmente la flora batterica.
LA STAGIONE Da novembre ad aprile - i mesi della stagione di pesca definita dall'assessorato regionale all'Agricoltura - non sono solo i raccoglitori subacquei regolari (186 in tutta l'Isola, la maggior parte concentrati a Cagliari e nell'Oristanese) a indossare la muta per garantire alle migliaia di buongustai i ricercatissimi ricci. Insieme a loro c'è un numero imprecisato ma comunque altissimo di pescatori di frodo. Sono loro - a detta dei ricercatori dell'Università che da anni studiano la consistenza della popolazione del Paracentrotus lividus (la specie insidiata e commercializzata per la bontà delle gonadi cariche di uova) - a far crescere a dismisura la “flotta” dei raccoglitori. «E dunque - ha spiegato Piero Addis, docente di Ecologia del Dipartimento di Scienze della Vita e dell'ambiente - viene messa sotto pressione con la pesca indiscriminata la popolazione di ricci che anno dopo anno è sempre più a rischio». E anche per questo che il biologo coordina da tempo l'équipe di ricercatori che a Santa Gilla sta sperimentando con successo la riproduzione “in cattività” di questi organismi. Un progetto che potrà garantire il ripopolamento di un mare sempre più impoverito.
I RISCHI Certo, la colpa non è solo della grande squadra dei pescatori abusivi. La responsabilità è della stessa attività di raccolta che per troppo tempo, grazie all'abbondanza dei ricci, non ha rispettato le regole quasi convinta di avere a che fare con una risorsa inesauribile. «Non è così. Nel 2009-2010, periodo dell'ultima indagine-censimento - si era ipotizzato un prelievo stagionale, per numero di esemplari raccolti, di circa 30 milioni. Numeri per difetto», avverte Addis. Ben al di sopra, comunque, dei dati raccolti dall'Agenzia Laore nel suo studio “Economia del riccio di mare in Sardegna” che parlava di un prelievo di poco inferire ai quattro milioni e mezzo di esemplari pescati durante il periodo di pesca autorizzato. Numero elaborato sulle dichiarazioni dei titolari di licenza. Oltre c'erano appunto gli abusivi. Anche se gli stessi pescatori subacquei regolari e in possesso di licenza sono spesso costretti a una raccolta non propriamente ecologica: in primo luogo forzando la cosiddetta “taglia di cattura”, che non deve mai essere inferiore ai 5 centimetri di diametro.
IL PRELIEVO Sta di fatto che il prelievo di un gran numero di ricci sotto taglia contribuisce enormemente - a detta dei biologi - a depauperare il numero dei ricci.
In questi primi mesi della stagione di pesca cominciata il 15 novembre, la mannaia dei controlli si è abbattuta sui pescatori abusivi e regolari. Così come su chi i ricci li vende e confeziona i vasetti con la polpa. Venticinquemila sono stati i ricci sequestrati e rigettati in mare dalle squadre del Corpo forestale. Molte le sanzioni, numerosi i controlli tra i rivenditori abusivi che rientrano nella filiera (quelli autorizzati al commercio dei ricci non certo della polpa) o che operano in assoluta illegalità perché sprovvisti di licenza. Multe inflitte anche dalla Guardia costiera di Cagliari. «Dal 15 novembre ad oggi abbiamo somministrato dieci sanzioni a pescatori sportivi per un importo di 10mila euro ed eseguito altrettanti sequestri di attrezzature subacquee, compresi gli autorespiratori ad aria compressa», ricorda Andrea Fioravanti della Direzione marittima della Capitaneria. «Direttamente in mare abbiamo sequestrato cinquemila ricci soprattutto lungo la costa sud-occidentale. È evidente che il pescato è stato interamente restituito al suo ambiente».
LE QUANTITÀ Sequestri imponenti, certo, ma che da soli non riescono ad evitare il gravissimo depauperamento dei fondali per colpa di una raccolta che supera di gran lunga il numero dei ricci riportati in mare. «Per riprodurre 60 grammi di polpa - spiega Piero Addis - ne servono almeno 25 col diametro di almeno cinque centimetri. Se i ricci sono più piccoli, magari di soli tre centimetri, per un vasetto della stessa quantità ne servirebbero circa trecento». Un numero enorme per una quantità tutto sommato modesta di prodotto. Il cui prezzo raggiunge nei banchi vendita dei centri commerciali i 225 euro per un chilo di polpa.
Andrea Piras