PIAZZA DEL CARMINE. L'arrivo in città dei marciatori-pellegrini
Quindici minuti prima di mezzogiorno hanno tagliato il traguardo di una gara non gara. Fine della sfacchinata, certo. Ma anche fine della gioia, dopo sessanta interminabili giorni di marcia forzata intorno all'Isola, per i quaranta maratoneti-pellegrini che hanno dato vita al cammino delle Torri. Un viaggio lungo 1.284 chilometri per scoprire l'Isola e conoscere se stessi, mettendosi alla prova quotidianamente con la fatica e ancora di più nel rapporto non sempre facile con gli altri camminatori, perfetti sconosciuti fino al giorno della partenza, lo scorso 24 febbraio.
L'ORGANIZZATORE «Siamo partiti in quaranta, diversi non ce l'hanno fatta e si sono ritirati, altri si sono aggiunti durante il cammino», spiega Nicola Melis, l'organizzatore della manifestazione destinata a diventare un appuntamento fisso per la Sardegna, capace di richiamare tantissimi appassionati. Melis il tragitto lo aveva preparato due anni fa col padre e percorso da solo in 45 giorni. Adesso il cammino in solitaria lo ha dovuto condividere con tanti uomini e donne. «Abbiamo avuto momenti inevitabilmente difficili. Chi russa, chi piange, chi è stressato. Ma poi tutto rientra e vince l'amicizia».
L'ANZIANO Emilio Roncalli, 72 anni da Brescia, in Sardegna viene da dodici anni. Portandosi dietro un cognome impegnativo («stessa casata di Papa Giovanni XXIII», dice), ha percorso tutti i 1.284 chilometri, sfruttando l'esperienza maturata in tanti altri importanti e famosi cammini come quello di Santiago. Esattamente come Ausilia Sovrano che, oltre al tragitto di Santiago, ha calpestato la terra del San Benedetto, di Medjugorje, arrivando a piedi fino alla Palestrina. «No, non è un atto religioso, spirituale sì», spiega per raccontare i motivi dei tanti viaggi a piedi cominciati diciotto anni fa.
L'ATTORE «Pensavo di conoscere la Sardegna. Macché. Durante i giorni trascorsi con il gruppo ho scoperto ambienti incredibili. Chia, per esempio, dove ci sono andato per una vita, come tanti cagliaritani, senza concentrarmi sufficientemente ed evidentemente sui luoghi. Il rapporto strettissimo con la natura e con tutte queste persone che con me hanno condiviso momenti di allegria ma anche di sconforto non può che farti crescere, cambiarti dentro», racconta l'attore e regista Enzo Parodo, cofondatore del teatro La Maschera di San Sperate.
L'ACCOGLIENZA In piazza del Carmine, dove si stava svolgendo la festa della Liberazione, il gruppo è stato accolto dal sindaco Massimo Zedda, dall'assessora Marzia Cilloccu e dal presidente del Consiglio Guido Portoghese. Pochi minuti dopo, in Municipio, il timbro del Comune sui loro libretti di viaggio e la mappa del cammino.
Andrea Piras