L'INTERVISTA. Raid vandalici e contenziosi infiniti non scoraggiano il Sovrintendente dell'Ente
«Adesso il Lirico è da record» Orazi: il distretto della musica sarà il primo Politecnico delle arti
Del misterioso raid con cui domenica è stata danneggiata a picconate la porta del suo e di altri uffici al quinto piano del Teatro Lirico non vuole più parlare. «Ci sono indagini in corso». Così come preferisce non commentare gli altri «strani episodi» - furti e vandalismo - accaduti negli ultimi mesi.
«Sono molto sereno così come tutti i miei collaboratori. Abbiamo ricevuto molte manifestazioni di solidarietà ma ora pensiamo a portare avanti la nostra attività». Claudio Orazi, da due anni e mezzo Sovrintendente della più importante istituzione musicale sarda, è un uomo abituato a dosare le parole. Chiamato per risanare i conti pericolosamente in rosso, ha rivoltato il Lirico come un calzino «lavorando giorno e notte per aumentare la produttività riducendo al contempo i costi».
E ci state riuscendo?
«Quest'anno abbiamo avuto 8600 abbonati, un record storico. I nostri bilanci sono in equilibrio economico finanziario, il consuntivo 2017 chiude con un utile di un milione e 800mila euro. Anche grazie alla Regione, che ha aumentato a 8 milioni il proprio contributo, abbiamo ovviato al taglio dei fondi ministeriali del 2016 legato alla valutazione non soddisfacente del 2015. Ora stiamo risalendo a grandi passi la classifica dei finanziamenti e lavoriamo per riposizionare il Lirico tra i primi 5-6 teatri italiani. Abbiamo prodotto di più, abbiamo avuto una visibilità internazionale straordinaria dal New York Times a scendere. Oggi il Lirico ha un'autorevolezza importante nel sistema musicale italiano».
Restano però molti nodi, a iniziare dalle tante cause di lavoro.
«I contenziosi riguardano tutti i teatri italiani e nascono con una sentenza della Corte costituzionale del 2015. In questi anni su indicazione del giudice abbiamo assunto a tempo indeterminato 35 lavoratori mentre in un caso abbiamo conciliato, pagando complessivamente un milione di indennizzi. Ora restano in piedi altre 66 cause che affronteremo razionalmente nello spirito stabilito dal Consiglio d'indirizzo, cioè con prudenza e attenzione nei confronti dei diritti dei lavoratori».
Quindi li stabilizzerete tutti?
«Io sono qui per assumere non per licenziare. Laddove sarà possibile e ragionevole lo faremo garantendo sempre l'equilibrio economico finanziario, ma è un processo che richiede tempi medio lunghi. C'è comunque la forte volontà di affrontare questa problematica senza nasconderla sotto il tappeto. Anche perché gli importanti risultati ottenuti sono soprattutto il frutto dell'impegno e dell'efficienza di tutti i lavoratori, al punto che lo scorso anno siamo riusciti per la prima volta a dare premi di produzione per circa 250mila euro»
E i debiti coi fornitori?
«Quando sono arrivato ammontavano a quasi 3 milioni di euro, c'erano cantanti, direttori d'orchestra e costumisti che aspettavano i cachet del 2013. Oggi abbiamo quasi azzerato il pregresso e paghiamo entro sei mesi anche i fornitori tecnici».
E ci siete riusciti senza abbassare qualità e produttività?
«Certo, basta volerlo. Dieci anni fa si spendevano circa cinque milioni per i cachet oggi siamo a tre e produciamo più spettacoli. Con gli artisti si parla e si contratta».
Nel 2020 scadrà il suo mandato: l'obiettivo principale?
«Vedere finalmente completato il grande progetto del parco della Musica. Grazie all'impegno del governatore Pigliaru e dell'assessore Paci si è riusciti ad attivare un finanziamento da quattro milioni e settecentomila euro e a gennaio 2017 abbiamo firmato l'accordo di programma con Regione, Comune e Conservatorio con cui ci sarà una collaborazione costante. Si stanno completando il piccolo teatro da 320 posti, la piazza che ospiterà gli spettacoli all'aperto con 2250 spettatori e 5400 metri quadrati di capannoni per i laboratori di scenografia, attrezzistica e costumi».
Tempi?
«La consegna è prevista per il 31 dicembre. Il distretto della musica cambierà la vita di questa città, diventando il luogo ideale per realizzare il primo Politecnico delle arti d'Italia. Cagliari ha tutte le carte per diventare un parco musicale d'eccellenza dell'euro Mediterraneo. Io ci credo, spero lo facciano anche i cagliaritani».
Massimo Ledda