Rassegna Stampa

L'Unione Sarda

Il turismo tiene a galla l'Isola

Fonte: L'Unione Sarda
28 maggio 2018

RAPPORTO CRENOS.

Disoccupazione in calo ai livelli del 2013, diminuisce la ricchezza

Il turismo tiene a galla l'Isola Il settore è in crescita da 5 anni, ma la ripresa resta lenta Il barometro dell'economia in Sardegna oscilla tra luci (poche) e ombre: l'ultimo rapporto del Crenos sulla economia della Sardegna certifica quello che economisti ed esperti dicono da un po' di tempo. L'Isola continua a essere una delle regioni più povere d'Europa (212esima su 276) e vive in una condizione di permanente difficoltà.
È vero, alcuni indicatori come l'aumento dei consumi (+2,2%), la diminuzione della disoccupazione (tornata al 17%, sui livelli del 2013), la crescita del numero dei contratti di lavoro (anche se si tratta soprattutto di apprendistato) «autorizzano all'ottimismo», dice Silvia Balia, ricercatrice del Crenos. E aggiunge: «I segnali di ripresa ci sono anche se il tessuto produttivo è ancora fragile». Il quadro macroeconomico della regione, in definitiva, è ancora caratterizzato da una debolezza strutturale.
IL BOOM DEL TURISMO In questi anni di crisi, è ancora il turismo (+7,7%) a tenere a galla l'economia della Sardegna: lo scorso anno, infatti, sono aumentati gli arrivi (+10,3%) e le presenze (+8,8%), con dati positivi in tutte le province (con l'eccezione di Sassari -1,1%). Aumentano soprattutto le presenze degli stranieri (+10,1%) «e questa è una buona notizia per almeno due ragioni», spiega Emanuela Marrocu, direttrice del Crenos. «Intanto perché gli stranieri sono quelli che aiutano il processo di destagionalizzazione», dal momento che scelgono la Sardegna per le loro vacanze non solo tra giugno e settembre. «Inoltre perché, a differenza degli italiani, gli stranieri hanno una maggiore propensione alla spesa», aggiunge. «La Sardegna è la regione che in questo settore registra la perfomance migliore», sottolinea il vicepresidente della Regione Raffaele Paci. «L'importanza della crescita del turismo è legata all'effetto moltiplicatore che questo crea», aggiunge. I posti di lavoro nel settore sono cresciuti del 5% in appena un anno.
LE NOTE DOLENTI Scende il tasso di abbandono scolastico (-4,8% in un anno, «segno che sta funzionando il programma Tutti a Iscol@», dice Paci), ma solo due sardi su dieci tra i 30 e i 40 anni hanno una laurea (contro il 40% della media europea). Le imprese non investono abbastanza in ricerca e innovazione (appena il 12%) e spesso anche gli investimenti pubblici non si traducono in risultati concreti. Basta un dato: in Sardegna quasi 4 aziende su 10 con almeno 10 addetti non hanno ancora un sito internet. Solo Molise e Campania fanno peggio.
IL CALO DELLE NASCITE Se la Sardegna cresce molto più lentamente di altre regioni la colpa è anche del calo demografico. Nel 2016, infatti, le nascite sono state 10.527, nuovo minimo storico dal dopoguerra (i decessi 16.143). «Siamo destinati a essere sempre di meno», dice Antonello Cabras, presidente della Fondazione di Sardegna, uno dei pochi soggetti privati che investe in ricerca e innovazione. «Oltre a riuscire ad attrarre capitali, dovremmo cominciare ad affrontare il problema di come “importare” persone. Forse non è il termine più appropriato ma rende l'idea. Occorre ragionarci seriamente in tempi ragionevoli».
Mauro Madeddu