Milano programma di ingabbiare le Colonne di San Lorenzo e ha pronto il divieto di vendita, somministrazione e consumo di alcol ai minori di 16 anni. Ma la Spagna non scherza e chiude a Malaga il botellodromo. di Francesca Fradelloni
Inferriate per limitare gli spazi di ritrovo, birre vietate ai minorenni, giochi selezionati sui prati cittadini. L'Italia dei divieti è fantasiosa ed eccentrica. Divaga sul tema e abbonda di norme anti baccano. Dai cancelli per proteggere la basilica di San Lorenzo a Milano allo stop agli alcolici per i minori di 18 anni nei locali pubblici a Vercelli. Dalla musica suonata “solo” fino a mezzanotte nei chioschi sulla spiaggia “ripasciuta” di Cagliari al menù tricolore di Lucca che non ammette, nella delibera, kebab e cous cous. L'estate italiana ha le sue regole. Esige silenzio e pretende ordine. Non ama chi gioca a cricket sui parchi e tollera solo cibi della tradizione. Fino al revival anni Cinquanta, che sembra ambientato in Alabama, e ricalca il mito di Rosa Parks. Una vicenda che sa di apartheid ma che non appartiene al Sudafrica, ma alla Puglia. Esattamente a Foggia, dove l'azienda municipalizzata dei trasporti ha istituito una linea differenziata della vecchia “24”, che collega la città alla borgata di Mezzanone, che ospita il centro di accoglienza richiedenti asilo, e che è utilizzata esclusivamente dagli extracomunitari. Un'esigenza, quella dell'ordine pubblico, che però ha superato i confini italiani e ha investito tutta l'Europa. Fino ad arrivare alle città francesi e alla nuova trovata del coprifuoco. Nei quartieri più difficili di Lisieux il sindaco ha stabilito con un'ordinanza il divieto di circolare tra le ventitré e le sei del mattino per i minori di tredici anni se non accompagnati da un adulto. E per approdare alla libertina Spagna dove a Malaga da quest'anno è severamente proibito fare il “botellon” nell’aria urbana. Tre anni dopo l’apertura del botellodromo nel Paseo de los Curas, la Giunta del Governo locale ha deciso la chiusura del recinto ferial che ogni fine settimana accoglieva circa 2.000 giovani. La città che si affaccia sul mare si adegua quindi ad altre metropoli spagnole come Siviglia, Cadice, Bilbao, Valencia e la capitale che da diversi anni hanno detto no alla grande festa collettiva ad altissimo tasso alcolico. Ma a Madrid dietro Fuencarral in plaza di San Idelfonso ci sono ancora i giovani della “re-movida” post Almodóvar. Come gli indiani si siedono per terra, in quell'area cittadina di tutti. Fanno chiasso e riempiono di voci il quartiere. Rinato, pieno di vita, oggi di nuovo ricco di attività commerciali e bar. A gruppi stanno in cerchio, mangiano lasagne e piadine. “Comida italiana para llevar - La vita è bella”, si chiama così il fast food, è sempre straccolmo di clienti amanti del pic nic urbano. Le bevande si comprano, invece, dagli ambulanti con gli occhi a mandorla che con borse frigo a tracolla modello “camping anni Settanta” fanno il giro della piazza. Birre scontate a domicilio, domicilio all'aperto. Perché Madrid nonostante le ordinanze dell'amministrazione di questi ultimi anni è una capitale che sa ancora rianimare i suoi spazi. È ancora un luogo dove gli anziani fanno gruppo sulle panchine a parlare fitto fitto davanti all'indiano che vende pane anche la notte. Parlano e si mescolano con i ventenni in questa città senza paura, che ha trovato la ricetta per combattere la solitudine metropolitana senza i presidi per la sicurezza.