VIA FLUMENTEPIDO. Alcune aule trasformate in abitazioni. L'assessore: «Lavori al via a ottobre»
Viavai di tossici e postazioni per “bucarsi” tra cumuli di rifiuti
«Passami la roba». Una voce femminile rompe il silenzio nelle viscere dell'ex scuola di via Flumentepido. «Eccola», risponde distrattamente lui, mentre chiacchiera al telefono. Il tutto dura pochi minuti, il tempo necessario per “farsi” e abbandonare la siringa sul pavimento al piano terra dell'edificio, tra montagne di rifiuti e macerie. Un “buco” e via, camminando sul tappeto di siringhe. Perché il grosso caseggiato nel quartiere di Is Mirrionis - che nei piani del Comune dovrà essere demolito per lasciare il posto a 36 alloggi di edilizia popolare - è l'emblema del degrado, ritrovo per spacciatori, tossicodipendenti e rifugio per senzatetto.
I RIFIUTI Dopo lo sgombero avvenuto ormai un anno e mezzo fa, con le quindici persone trasferite in altri alloggi dopo un decennio di occupazione abusiva per necessità, l'ex scuola era stata chiusa. Ingressi murati e cancello blindato con un lucchetto. L'annuncio dell'allora assessore Gianni Chessa era stato chiaro: «La struttura sarà buttata giù entro un mese». Poi la nuova data: «Ci sono stati degli intoppi, entro la fine del 2017 partiranno i lavori». Alle parole non sono seguiti i fatti. Così, piano piano, l'ex scuola è diventata nuovamente punto di ritrovo per sbandati e disperati. Entrare e facilissimo. Il lucchetto è sparito: una spinta leggera e il cancello si apre. Nel giardino ci sono sempre cumuli di rifiuti mai portati via: materassi, elettrodomestici, vecchi mobili, legno, macerie di ogni tipo e i resti anneriti del grosso albero bruciato nell'incendio dello scorso luglio.
LE POSTAZIONI Anche gli ingressi murati non ci sono più. I varchi per entrare nell'edificio sono diversi e ben conosciuti dai tanti ospiti occasionali nel covo di via Flumentepido. I bene informati dicono che sia possibile anche acquistare droga. Le postazioni per “farsi” sono numerose e sparse nelle varie aule a ogni piano. Vecchie sedie circondate da cucchiaini o pentolini per scaldare la “roba”, fialette rotte, lacci emostatici e ovviamente siringhe. Siringhe usate in quantità industriale. E sui pavimenti è facile trovare gocce di sangue anche fresco. Su un muretto, i resti di canne e tre fotografie di giovani sorridenti, abbandonate lì non da molto.
GRATTA E VINCI Nelle stanze che sono state prima aule di scuola e poi camere da letto degli occupanti abusivi si trova davvero di tutto. Gratta e vinci, schedine con giocate di varie concorsi, documenti di qualche ex abitante. Tutti i locali, anche i bagni, sono nuovamente accessibili. Su qualche parete ci sono ancora le tracce per la realizzazione di impianti elettrici: lavori mai eseguiti per lo sgombero avvenuto nel gennaio del 2017.
NUOVO INQUILINO All'ultimo piano c'è chi ha trasformato un'aula nella sua casa. Un portoncino in metallo, con catena e lucchetto, impedisce l'ingresso nella casa improvvisata. Ma dietro si nota un piccolo frigorifero e un vaso con dei fiori. Un'altra porta artigianale chiude la vista su quella che potrebbe essere la camera da letto. Non c'è nessuno. Impossibile sapere chi ci abiti e da quanto tempo. Certamente il cartello di divieto di ingresso, con tanto di avviso di stabile pericolante, non ha scoraggiato chi è senza una casa. In un lungo andito, poggiate su una mensola, ci sono sei bottiglie di alcolici, birra e vino lasciate lì al termine di qualche festino.
IL CANTIERE Dai piani alti la vista sul quartiere è anche gradevole. Guardare fuori è molto facile: finestre e infissi non ci sono più dopo il primo intervento dell'impresa incaricata dal Comune di liberare l'edificio e murare tutti gli ingressi. Ma fino a quando andrà avanti il degrado di via Flumentepido? Il nuovo assessore comunale ai Lavori Pubblici, anche lui un Chessa (Maurizio), chiarisce: «I procedimenti amministrativi purtroppo non sono mai rapidi. Il cantiere comunque dovrebbe aprire entro il mese di ottobre. Utilizzo il condizionale perché gli imprevisti non li posso purtroppo prevedere». A quel punto l'impresa si dovrà occupare di pulire tutto, buttare giù l'edifico e realizzare le nuove abitazioni. Prima però dovranno essere allontanati i nuovi inquilini dell'ex scuola. «Sappiamo», aggiunge Maurizio Chessa, «che quando un immobile è libero rischia di essere occupato. Ci occuperemo anche di queste situazioni».
Matteo Vercelli