Metano, il taglio in bolletta sarà del 30%
Il sì alla metanizzazione della Sardegna non è in discussione. Ma sino a mercoledì c'erano due incognite: quella della tariffa, che secondo l'Autorità di regolazione per l'energia non poteva essere parificata a quella nazionale, e il via libera alla dorsale.
Due nodi sui quali la Conferenza Stato-Regioni ha posto nuove basi tracciando un percorso. E se ha sostanzialmente risolto il primo problema, sul secondo si registra un cambio di atteggiamento del Governo, che aveva sempre chiuso la porta, ma per il sì definitivo si attende l'esito di uno studio sul rapporto costi-benefici.
Quanto pagheremo il gas
Due passi avanti fondamentali, in ogni caso. Sulla tariffa il Governo dà un'indicazione politica chiara ad Arera stabilendo che quella della Sardegna non è una rete isolata, come aveva stabilito l'Authority, ma è parte di quella nazionale. Ciò significa che i sardi potranno pagare il gas naturale allo stesso prezzo dei connazionali, cioè, a seconda delle regioni, tra 0,85 centesimi e 1,20 euro a metro cubo. Considerato che ogni famiglia sarda consuma ogni anno 700 metri cubi di gas e che il prezzo medio è di un euro, il risparmio rispetto al gpl sarebbe compreso tra il 20 e il 30 per cento. Una stima che tiene conto di una perequazione al 100%, che è quanto introdotto ieri dall'emendamento al Piano nazionale integrato per l'energia e il clima approvato dalla conferenza Stato-Regione.
La dorsale
Sulla dorsale il percorso autorizzativo è all'ultimo miglio - per il tratto sud mancano i decreti ministeriali e la conferenza dei servizi, che dovrà tenersi entro marzo 2020, per il tratto nord è in chiusura la procedura per ottenere la Valutazione di impatto ambientale - ma lo scioglimento del nodo politico è formalmente legato allo studio che Arera ha commissionato a Rse, una società per azioni controllata dal gestore dei servizi energetici, che dovrà stabilire il rapporto costi-benefici del sistema con la dorsale. Il tema, insomma, è se si spenderanno correttamente i fondi pubblici. Lo studio è in fase di realizzazione e sarà pronto nei primi mesi del 2020, al massimo a marzo.
Più benefici che costi
La Regione ne possiede altri simili (che saranno resi pubblici a breve) ed è certa che i benefici saranno doppi rispetto ai costi. Anche perché, come ha fatto rilevare la Regione negli emendamenti approvati mercoledì dalla Conferenza Stato-Regioni, «per la realizzazione delle reti di distribuzione urbana in Sardegna, nel quadro dell'Accordo di programma Quadro del metano, sono già state investite ingenti risorse pubbliche anche statali che tuttavia per essere pienamente funzionali e dispiegare i propri effetti, richiedono la realizzazione di una rete di trasporto di gasdotti (la dorsale) e l'applicazione di specifiche soluzioni regolatorie della tariffa».
Già spesi 400 milioni
Insomma anche il Governo ha riconosciuto che nel computo vanno considerati i 400 milioni di euro già spesi per realizzare i bacini di distribuzione e le reti che porteranno il gas agli utenti finali. Investimenti che sono stati fatti nella previsione che ci fosse una rete di trasporto senza la quale chi ha già investito non rientrerebbe dei costi che chi non ha ancora realizzato i bacini potrebbe non avere più convenienza a realizzarli. Non solo, è stato riconosciuto che «in assenza della realizzazione di una rete di trasporto in Sardegna, la prospettata distribuzione del gnl comporterebbe degli impatti dovuti al traffico di mezzi pesanti sia in termini di emissioni in atmosfera che di sicurezza delle strade».
Il via ai lavori
Molto lascia intendere che i lavori del tratto sud della rete di trasporto - da Cagliari a Palmas Arborea - possano iniziare ad aprile 2020, o comunque entro il primo semestre dell'anno. C'è un minimo di incertezza perché, come ha evidenziato il presidente della Regione Christian Solinas nella nota diffusa dopo l'accordo sul Piano nazionale per l'energia e il clima, «resta da individuare l'intervento più efficace per il trasporto del Gnl dai rigassificatori costieri ai bacini di distribuzione». Nell'accordo sul Pniec, in realtà, il sì alla dorsale sarebbe già leggibile in filigrana in alcuni passaggi, almeno a sentire gli addetti ai lavori.
I no ambientalisti
Ma se per la Regione, per i sindacati e per gran parte delle associazioni dei consumatori il sistema depositi costieri-bacini-dorsale resta l'unico possibile per trasportare la Sardegna verso la transizione energetica, per il mondo ambientalista la dorsale resta una spesa inutile e, anzi, costituirebbe il principale ostacolo alla metanizzazione della Sardegna prevista da una legge del 1980 (la 774/80) e ancora irrealizzata.
Fabio Manca