Coronavirus, c’è il piano anti-contagio: ‘Per la quarantena pronti 110mila posti’
La Sardegna ha pronto il sistema anti contagio. Ad annunciarlo è stato l’assessore regionale alla Sanità, Mario Nieddu, che ha parlato di un “piano operativo che consentirebbe di isolare 110mila persone, nel caso fosse ci fosse la necessità di isolare un gran numero di soggetti a rischio”. L’esponente della Giunta si è presentato in Consiglio regionale che, ieri sera, ha affrontato il dibattito su come la Regione stia affrontando l’emergenza coronavirus e quali sono le eventuali mosse da mettere in campo. Per ora si tratta di un’ipotesi visto che “in Sardegna non si è ancora certificato nessun caso positivo al virus”. Il test sulla macchina sanitaria, però, è stato affrontato comunque visto che nella zona meridionale della Sardegna “ci sono stati dieci falsi allarmi, undici persone alle quali è stata fatta la prova del tampone e nove in sorveglianza attiva”.
Al nord, invece, i falsi allarme sono stati cinque, sono stati eseguiti dodici tamponi e trentacinque persone sono state poste sotto sorveglianza attiva. Per quanto riguarda gli oggetti necessari alla prevenzione, a disposizione della sanità isolana ci sono “ventiquattromila mascherine, sedicimila camici e 66mila calzari“. L’assessore, inoltre, ha ricordato che negli ospedali sardi ci sono sette camere a pressione negativa “tre al Santissima Trinità di Cagliari, due a Sassari e due a Nuoro“. Durante il dibattito sono emerse diverse criticità tra cui quella di affrontare eventuali psicosi dovute alla paura del contagio. Nieddu ha voluto ribadire le prime mosse che ogni persona deve fare in caso di disturbi respiratori raccomandando di non andare al Pronto soccorso, ma chiamare il medico generico o i pediatri, poi il 118 e infine il numero delle segnalazioni 1500.
Questa organizzazione, però, non riesce a fugare le paure di un contagio che se è vero ciò che sostengono alcuni virologi, può infettare fino al 35 o 40 per cento della popolazione, allora “per la Sardegna significa che i soggetti potenzialmente a rischio sarebbero 400mila persone” ha detto Nieddu specificando, però, che si tratta di “un caso estremo che si verificherebbe solo se sfuggisse di mano il controllo del virus”. Inoltre, il cinque per cento dei potenziali contagiati, ossia ventimila persone, potrebbe trovarsi in condizioni di criticità e quattromila sarebbero a rischio di terapia intensiva. Se si verificasse un esplosione di questo tipo le condizioni sarebbero “estreme” e ci sarebbe “un impatto importante sul sistema sanitario regionale”.
L’esponente della Giunta ha riferito che anche sulla base di questi calcoli c’è stata l’idea di “assumere provvedimenti tali da abbattere la circolazione virale, ma il Governo non lo consente”. Provvedimenti come la chiusura di scuole o lo stop alle manifestazioni già adottati invece dalla Liguria anche prima che venisse certificato il primo caso. “Noi – ha fatto notare l’assessore – non siamo stati messi nella condizione di emanare ordinanze sulla falsariga delle altre Regioni perché non siamo vicini al cluster”. E questo è il motivo per cui “c’è stato un certo livello di scontro tra Regioni e governo”