Chiude la Cineteca Sarda di viale Trieste, Cultura ko a Cagliari: “Cacciati in modo ignobile come abusivi”
A Cagliari chiude un pilastro della cultura cittadina: la storica Cineteca di viale Trieste. Icona dei film di qualità, delle pellicole introvabili, degli artisti poliedrici, dei registi d’essai, degli spettacolari film di fantascienza. Un punto di riferimento per l’intera cultura cagliaritana, che resisteva da decenni nel cuore del centro storico. Il presidente Zanda: “Ogni anno venivano realizzate centinaia di iniziative culturali, tutto questo ora non c’è più. Saremo trasferiti, ma chissà quando”
A Cagliari chiude un pilastro della cultura cittadina: la storica Cineteca di viale Trieste. Icona dei film di qualità, delle pellicole introvabili, degli artisti poliedrici, dei registi d’essai, degli spettacolari film di fantascienza. Un punto di riferimento per l’intera cultura cagliaritana, che resisteva da decenni nel cuore del centro storico. Via per colpa di un affitto non rinnovato, via per un trasferimento promesso e rimandato. Chiude uno dei pochi veri cine club mai esistiti a Cagliari. Il presidente Antonello Zanda, quello che più di tutti ha amato la Cineteca e l’ha resa grande, spiega in un eloquente post su Fb tutte le tappe che hanno portato a un trasferimento ancora lontano e denso di incognite: “Dopo 25 anni di storia, anche straordinaria, chiude la sede di viale Trieste della Cineteca (la foto che pubblico è di qualche giorno fa: oggi la sala è completamente vuota)- spiega Antonello Zanda- 25 anni di grande lavoro, di crescita, di grandi soddisfazioni ma anche di grandi cambiamenti. In un certo senso mi sembra di poter dire che niente sarà più come prima. In questo momento il passaggio è fisico, ultima destinazione la Manifattura Tabacchi, ma dovremo aspettare, perché i lavori di adeguamento non sono ancora iniziati e siamo costretti a stare in uno spazio provvisorio, in via Lazio n.10. Se tutto va bene nella prossima primavera potremo occupare i nuovi spazi. Ma è un passaggio che avviene tra mille difficoltà… la prima è l’insufficienza degli spazi assegnati da cui nasce la necessità di spostare il servizio di mediateca in via XX settembre e infine, un fatto per noi traumatico, non disporremo più di una sala di proiezione e polivalente, così come è stata la sala di viale Trieste 126, che ha consentito a noi e a tanti altri (associazioni, circoli, scuole, enti, gruppi informali, registi e operatori culturali) di poter realizzare le attività a costi zero. Un servizio pubblico indispensabile che abbiamo gestito con accortezza, con la flessibilità che ha consentito una ricchezza di programmazione straordinaria, con un alto senso – a mio giudizio – del servizio pubblico. Da domani tutto questo non ci sarà più. Ogni anno venivano realizzate centinaia di iniziative culturali rivolte al pubblico sardo, cagliaritano e non solo: tutto questo (per ora) non sarà più. Non so se riusciremo a riprodurre questa situazione, a restituire questa opportunità a tutti coloro che hanno usufruito della nostra professionalità e delle nostre competenze. Anche noi saremo costretti, per realizzare i nostri programmi, quelli che hanno bisogno di uno spazio pubblico gestito con la necessaria autonomia, a rivolgerci ad altri. Non sono ottimista. La fase di transizione che stiamo attraversando mi induce a pensar che niente sarà più come prima. E oso di più: quella vicinanza con il pubblico, con i cittadini, con gli operatori, con gli artisti, che ha caratterizzato il nostro lavoro per 60 anni quasi, quella vicinanza dovrà esser ripensata e riconsiderata. Dei 25 anni passati in viale Trieste, quasi 17 sono stati caratterizzati dalla mia direzione. Dal 2006, quando ho preso in mano la direzione del CSC Cagliari, ho attivato un percorso ricco di soddisfazioni anche per me, ho trasformato l’idea di archivio cinematografico, allargando i settori di lavoro e di intervento e ho potenziato l’offerta culturale e di servizi grazie al contributo e al lavoro di tutti i colleghi, senza i quali non sarebbe stato possibile costruire la nostra attuale identità. Ora dobbiamo affrontare un periodo molto complesso, un percorso difficile con molti ostacoli. Siamo stati scacciati in modo ignobile dalla MEM (dopo esser stati determinanti per la sua nascita) come degli abusivi. Questo brutto segnale di insensibilità e di miopia ce lo siamo lasciati alle spalle. Speriamo, nel prossimo futuro, che le istituzioni comprendano cosa abbiamo costruito in 60 anni e quali potenzialità possono esser rilanciate per il futuro, consentendo al pubblico dei sardi di riavere un CSC e una Cineteca Sarda sempre più importanti e attivi per la nostra terra, in un orizzonte che non potrà che essere anche mediterraneo ed europeo”, conclude Antonello Zanda nel suo lungo e accorato post. Uno sfogo lucidissimo che simboleggia un po’ l’intera situazione di una Cultura cagliaritana che va a sbalzi, che ha visto due settimane fa il grande Marcus Miller suonare al chiuso con 39 gradi perchè non era ancora disponibile un solo spazio all’aperto, grazie ai ritardi della giunta Truzzu e di tutto il consiglio comunale. In una città che vede sbarrato anche lo storico teatro Civico di Castello, tanto per fare un esempio di come la cultura sia un settore ormai alla deriva.