VENERDÌ, 12 FEBBRAIO 2010
Pagina 1 - Cagliari
Juri Marcialis è il nuovo segretario del Pd: «Nel 2011 vogliamo vincere»
UMBERTO AIME
CAGLIARI. Trentasei anni, dipendente regionale, nel partito dal 1994, segretario della Sinistra giovanile dal 2001 al 2005. A gennaio Juri Marcialis è stato eletto segretario cittadino del Pd con una maggioranza schiacciante. Era il candidato unitario, meno che per Renato Soru e Giampaolo Diana. Ieri si è insediato in via Emilia.
- Partiamo dal futuro: chi sarà il candidato sindaco del centrosinistra nel 2011?
«È troppo presto per dire questo o quello. So che sarà una campagna elettorale lunga e difficile. Anche per noi. Ma gettare già da oggi qualcuno nel tritacarne delle voci, vorrebbe dire darlo in pasto agli avversari, bruciarlo con un anno di anticipo. Adesso basta, con l’autolesionismo della sinistra».
- Neanche un’indiscrezione sul nome?
«No. Capisco che i nomi siano importanti e spesso anche decisivi, ma ricordiamoci: è il progetto a farti vincere e sul progetto dobbiamo muoverci oggi, subito».
- Niente nomi, d’accordo. Preferisce la scorciatoia degli indizi?
«Le furbate non mi piacciono. Sono da sempre e solo per il confronto aperto, coinvolgente».
- Proviamoci lo stesso. Il vostro candidato sarà un uomo o una donna?
«Dipende dalla donna, dipende dall’uomo. Nessuna preclusione di genere, comunque».
- Meglio un quarantenne di rottura, o chi ha oltrepassato i sessanta?
«Qui mi sbilancio: un quarantenne. E aggiungo: conosciuto».
- Di quale schieramemto interno lo preferisce?
«Di nessuna. Dovrà essere unitario. La base è stanca di guerre fratricide. Vuole vincere le elezioni amministrative e non più solo quelle di sezione».
- Ottimista. In via Emilia soffia ancora il vento pesante della faida.
«Penso il contrario. Lo scontro è passato, finito dopo il voto degli iscritti per i segretari. Ecco un esempio: il comitato cittadino del Pd sarà unitario, questo è il segnale del cambiamento».
- Allora dovrà essere un candidato trasversale.
«Se per trasversale intendiamo che dovrà unire il Pd e soprattutto la coalizione, la risposta è sì. Anzi, dovrà sentirsi in dovere di andare oltre le nostre colonne d’Ercole».
- È un’apertura al centro, all’Udc, in particolare?
«È a chiunque vorrà collaborare al nostro progetto per sconfiggere il Pdl».
- Primarie sì o primarie no?
«Soprattutto consultazioni, col coinvolgimento degli elettori. Mi piacerebbe una riedizione, riveduta e corretta, delle vecchie campagne elettorali porta a porta. Le primarie poi dipenderanno dal numero di candidati. Se sarà più di uno, è ovvio: primarie».
- Meno segreterie e più consenso popolare, dunque.
«Perfetto. Questa sarà la strategia».
- L’avversario è forte.
«Ma non imbattibile. I cagliaritani sono stanchi delle solite facce. Se parli con la gente, scopri che in tanti sono stufi di questa amministrazione minimalista. Che, in trent’anni, ha pensato solo ad abbellire qua o là, senza avere un progetto a lungo termine».
- Un suggerimento?
«Al centrodestra? Mai. Al nostro candidato chiederemo invece un programma ricco di idee e fantasia».
- E anche di schierarsi contro i poteri forti.
«Certo».
- Oggi in municipio comanda più la sanità o il mattone?
«Non è cambiato molto, negli anni, sono tutti e due incombenti. Viaggiano in parallelo. Questo accade quando non c’è alternanza: i forti crescono, s’ingrassano, diventano arroganti e vogliono mangiarsi tutto, tutti».
- Prigionieri delle solite famiglie potenti, o c’è qualche nuovo mangiatutto che sgomita?
«Oggi dobbiamo saper sconfiggere vecchi e recenti, troppi e ingombranti interessi privati. Azzeriamo i privilegi, tanti, insieme a tutti quelli che vendono promesse ma poi pensano solo a se stessi e ai loro affari».
- A proposito, il caso Tuvixeddu: c’è del marcio?
«Quando i poteri sono radicati e a Cagliari lo sono, le commistioni diventano la normalità. Altro che etica e questione morale. Oggi il potere, singolo o lobbistico, qui non ha bisogno di chiedere, sa già che quello che vuole gli verrà dato e sa addirittura in anticipo chi glielo darà. Serve una rasoiata».
- E nel frattempo il centrodestra vi ha scippato i quartieri popolari.
«Per riconquistare Sant’Elia, dobbiamo ritornare a Sant’Elia. Riaprire la sezione, riprenderci gli spazi».
- Cagliari è un città di destra?
«No, ma ha bisogno di uno scossone per non diventarlo».
- Emergenza casa, disoccupazione, giovani: qual è il problema dei problemi?
«Purtroppo siamo da tempo in fondo alla classifica della vivibilità. Il che vuol dire, qui tutto è un problema: traffico, mancanza di lavoro, gestione privatistica degli spazi culturali, servizi sociali ridotti, strapotere dei funzionari comunali. E siamo anche una città poco europea e quasi nulla mediterranea nonostante le grandi potenzialità».
- Quanti peccati.
«In trent’anni di centrodestra, l’elenco si è allungato. Risultato: questi amministratori sanno essere duri soltanto con i deboli, o comunque questo gli è permesso di fare».
- Dia un voto al sindaco Emilio Floris?
«Mediocre. Scarsa capacità di gestione della cosa pubblica. Non lo dico io, ma i suoi amici di partito».
- Chi vorrebbe come avversario nel 2011?
«Penso al mio di candidato. Io so cosa voglio: voglio un vincente».