Nuraghe e bronzetti restano nascosti, solo evocati nella rappresentazione dei Shardana in forma di opera-concerto, in programma stasera dopo la mancata prima nella stagione del Teatro Lirico di Cagliari. E in attesa del concerto per gli appassionati e i cultori, è possibile ascoltare I Shardana , Gli uomini dei nuraghi, dramma musicale in tre atti di Ennio Porrino in un doppio cd, distribuito on line su www.sardinnia.it, che ripropone l'esecuzione dell'orchestra sinfonica e del coro della Rai di Roma diretti da Armando La Rosa Parodi, registrata il 24 settembre 1960 nell'Auditorium del Foro Italico a Roma. Un progetto realizzato di recente dalla collana Sardìnnia, che si propone di dare alle stampe edizioni critiche di opere edite e inedite legate alla lingua e civiltà sarda.
Curato da Giovanni Masala, lettore di lingua e civiltà sarda presso il Dipartimento di Lingue e letterature romanze dell'Università di Stoccarda, il lavoro presenta insieme ai cd un profilo di Ennio Porrino scritto dalla figlia Stefania Berbera Porrino nel 1990 e l'entusiastica recensione che gli riservò Felix Karlinger nel 1961.
La musica arriva con i limiti caratteristici dei riversamenti su cd delle registrazioni d'epoca. E d'altra parte l'incisione originale è un vero e proprio reperto, inviata dalla moglie di Porrino, Màlgari Onnis, proprio al musicologo bavarese Felix Karlinger e recuperata qualche anno fa da Masala. L'impostazione è quella tipica delle interpretazioni di quegli anni: enfasi profusa a piene mani e impianto vocale da dramma verista. L'azione è ambientata in un'idealizzata Sardegna arcaica dove Porrino, che è insieme compositore e librettista, colloca i suoi eroi. Eroi dal destino epico e tragico, a partire da Gonnario, che ha la voce di Ferruccio Mazzoli (basso), il capo del popolo sardo impegnato nella difesa contro gli invasori che vengono dal mare. Costretto scegliere tra l'amore paterno per Torbeno: Gastone Limarilli (che ha gli stessi accenti di Mario di Tosca), e la difesa della patria, Gonnario sceglie di stare con il suo popolo. Gli aspetti più autentici sono nella figura di Nibatta, moglie del capo e madre del traditore, che ha la bella voce cupa da mezzosoprano di Oralia Dominguez. Mentre i toni epici affiorano con Perdu: Antonio Galiè, il guerriero cantore che celebra le glorie della Sardegna.
È musica che deve molto a Puccini per la parte vocale, a Respighi (di cui Porrino fu allievo) nell'Ouverture, ma anche a De Falla di cui riprendere effetti sperimentati nella Danza rituale del fuoco . I tratti più originali dei Shardana , nell'interpretazione del direttore Armando La Rosa Parodi, sono però nelle cadenze di gusto modale che riprendono l'intercalare tipico del canto sardo a chitarra, negli accenni di vocalità comune ai canti sacri processionali di diverse aree della Sardegna.
Così i due cd permettono di entrare nell'universo estetico di Porrino, guardare al suo linguaggio attaccato alla tradizione colta italiana e insieme alle radici popolari della Sardegna. Un approccio compositivo di tradizione ottocentesca, strettamente legato al sistema tonale e nello stesso tempo attenta ai nuovi mezzi di comunicazione. Non a caso I Shardana nacque come dramma radiofonico col titolo di Hutalabì , il grido dei cavalieri sardi idealizzati da Porrino.
Dimenticata per anni, l'opera ora riversata su cd ha un valore documentale di grande interesse. Ed è bene ascoltarla tenendo a fianco l'omonima pubblicazione, curata sempre da Giovanni Masala e sempre per la collana Sardìnnia. Un modo per fare il punto sui contributi musicologici legati a I Shardana , riprendendo tra l'altro le critiche apparse sia dopo la prima al San Carlo di Napoli, sia dopo la rappresentazione cagliaritana dell'anno successivo. Un contributo certo importante per la ricostruzione della musica ispirata alla Sardegna e della figura di Porrino, che ha sempre tenuto in gran conto i suoi legami con l'isola.
GRECA PIRAS
21/02/2010