Rassegna Stampa

La Nuova Sardegna

Al Lirico la magia di Grigory Sokolov

Fonte: La Nuova Sardegna
22 febbraio 2010

LUNEDÌ, 22 FEBBRAIO 2010

Pagina 21 - Cultura e Spettacoli 



Il pianista torna a Cagliari con un recital applauditissimo




GABRIELE BALLOI

CAGLIARI. Fu al Comunale, tre anni fa, con un programma altrettanto sostanzioso. Ma se allora in locandina vi erano Schubert e Skrjabin, questa volta invece vi sono stati assieme Bach, Brahms e Schumann.
Insomma, un recital pianistico come lui soltanto poteva confezionarne: Grigory Sokolov è tornato al Lirico, ospite sabato per la Stagione concertistica, riconfermandosi genio d’inestimabile caratura. Abitualmente propenso ad esecuzioni di ampio respiro, alquanto impegnative, anche stavolta si è guadagnato insistenti gli applausi, non lesinando pertanto sui bis.
Alla “Partita n.2 in do minore BWV 826” stava il compito di rompere il ghiaccio. Diciamo subito che è un Bach, quello di Sokolov, che s’apre volentieri a squarci evidenti di preromanticismo, col suo esteso ventaglio di colori, chiaroscuri e sfumature; il volume sonoro che tocca ogni gradazione di dinamica, largo uso dei pedali, ammaliante fraseggio che va alla ricerca più del melodismo che non del contrappunto bachiano; tuttavia non per questo può dirsi lettura meno analitica o rigorosa: anzi, recava in sè il pregio di aver fatto risaltare, superbamente, la specificità espressiva del pianoforte rispetto al clavicembalo, in origine strumento destinatario per questa musica.
Può darsi che un Bach dal retrogusto romantico servisse a Sokolov per mostrarci (o finanche dimostrarci) una certa consanguineità con l’arte componistica di Brahms. Non è senza motivo se il musicista russo viene elogiato in tutto il mondo per lo spessore intellettuale dei suoi programmi, autentici campi di prova per la capacità interpretativa e il virtuosismo tecnico necessari. Come in una sorta di legge del contrappasso, quindi, quanto più il suo Bach era stilisticamente proteso in avanti, tanto più le “Fantasie op.116” di Brahms sono apparse strettamente imparentate ad un tessuto contrappuntistico di derivazione bachiana. Un Brahms che, perciò, non è soltanto lirismo intimistico fra brume, crepuscoli e malinconie varie, ma un compositore che, al pari di Bach, aveva a cuore, come si suol dire, la “forma”, la coerenza degli elementi strutturali in tutto ciò che realizzava sul pentagramma. In ultimo, vi era la “Sonata in fa minore op.14” di Schumann, detta “Concert sans orchestre”, pagina monumentale, riflessiva, visionaria, sebbene a tratti un po’ pesante nell’intricatissima elaborazione dei suoi temi. È un pezzo ideale per la sensibilità di Sokolov, che ne indaga al meglio le sfasature metriche, le improvvise accelerazioni e gli impeti rapsodici.